Tornano gli autisti inidonei in Anm. Su 14 dipendenti del ramo gomma mandati all'ultima visita di controllo negli uffici della Codime (ente Sicurezza sul lavoro e Sorveglianza Sanitaria di corso Novara, sono ben 3 quelli risultati inabili alla guida, tutti quarantenni, di cui uno in via permanente, ossia il più giovane con appena 42 anni di età. Andrà a fare il controllore dei biglietti. Mentre gli altri due saranno fuori dal servizio per 3 e 6 mesi e potranno rientrare solo dopo una nuova visita medica. Un altro autista è risultato idoneo con limitazioni, dovrà fare una pausa di 15 minuti ogni ora e mezza di guida. Ben 3 gli assenti. In totale, solo in 7 hanno marcato visita senza problemi e sono risultati idonei a tutti gli effetti. Praticamente la metà. Uomini in meno che rischiano di pesare, considerando che l'organico degli autisti è sceso attualmente a 680, quasi 300 in meno rispetto ai 957 del 2016. Che proprio per queste carenze, l'azienda ha difficoltà a garantire i livelli minimi del servizio di trasporto pubblico, come ha più volte segnalato, e che per questo motivo ha indetto una selezione per assumere 100 autisti a tempo determinato tramite agenzie interinali.
Cosa sono i lavoratori inidonei
Certo, l'inidoneità per motivi di salute è un diritto inviolabile dei lavoratori. La legge tutela chi è affetto da patologie e problemi di salute che gli impediscono di guidare il pullman. Ed è giusto, a maggior ragione, che valga per chi svolge lavori stressanti e usuranti come l'autista di bus, sempre a contatto con una clientela particolarmente esigente e soggetto anche alle continue aggressioni di vandali e babygang.
A Napoli però in passato si è abusato delle inidoneità, come rilevato dall'ex amministratore unico dell'Anm, Ciro Maglione, che tra il 2017 e il 2018 avviò una grossa campagna di screening del fenomeno. Risultò che molti autisti inidonei non passavano visita anche da 10 anni. Alcuni erano stati dimenticati dietro le scrivanie o nei depositi, pur mantenendo la qualifica di autista e alcuni benefit di conducente, come la settimana corta, nonché la patente per portare l'autobus. Tecnicamente erano chiamati dipendenti “fuori posizione”.
Due anni fa, furono individuati 173 nominativi tra il 2005 e il 2017 di inidonei definitivi, inclusi anche gli inabili permanenti che erano stati riqualificati dall'azienda in altre mansioni. Il manager Maglione allora impresse una svolta, mettendo gli inidonei temporanei in aspettativa e avviando visite di massa a sorpresa per tutti. Miracolosamente, a novembre 2017, ben 25 autisti inidonei che non marcavano visita da mesi, risultarono abili al servizio. Mentre furono avviate la pratiche presso la Motorizzazione per il ritiro delle patenti per i bus per gli inidonei definitivi. Come ultimo atto prima di lasciare l'Anm, infine, Maglione riconvertì e riqualificò tutto gli inidonei permanenti e i fuori posizione.
L'emergere di nuove inidoneità tra personale relativamente giovane, seppur legittime, è bene ribadire, e garantite dalla legge, nonché il numero elevato in percentuale di assenze, ha acceso un campanello in Comune. «Appare inspiegabile e contraddittorio – afferma Diego Venanzoni, consigliere comunale Pd – che mentre Anm avvia procedure per una nuova selezione di autisti, attraverso un'agenzia interinale, di contro non si interroghi sul fatto che nel corso degli ultimi tempi molti autisti stanno diventando parzialmente non idonei e rivedibili o addirittura definitivamente inabili alla mansione. Pur nella piena legittimità della legge – conclude – che affida ad un privato i controlli. Mi sembrerebbe opportuno, per ancora maggior scrupolo, chiedere l'ausilio di un ente istituzionale per le puntuali verifiche mediche. Presenteremo un'interrogazione all'amministrazione su questo tema».
La procedura per l'inidoneità è complessa. Il primo passaggio è la visita presso il medico aziendale. Chi risulta assente per svariati motivi, perché ammalato, infortunato o trattenuto da impegni improvvisi e improcrastinabili, viene richiamato successivamente. Così per gli inidonei temporanei segue la visita di controllo stabilita dopo alcuni mesi (anche se in passato l'attesa poteva durare anche anni). Il parere di inidoneità permanente, invece, va confermato da una seconda visita medica, questa volta collegiale e non aziendale, eseguita presso una struttura pubblica come il Policlinico o l'ufficio del medico del lavoro delle Ferrovie dello Stato.