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Infiltrazioni della camorra all’Asl Napoli 1: al Viminale la decisione sullo scioglimento

Concluso l’iter della commissione d’accesso sulle infiltrazioni camorristiche nell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli che dipende dall’Asl Napoli 1 Centro, la relazione è sulla scrivania del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che dovrà decidere in merito allo scioglimento della struttura e la nomina di un commissario straordinario. La vicenda nasce dall’inchiesta della Procura di Napoli sul cartello camorristico dell’Alleanza di Secondigliano che usava l’ospedale come “sede sociale”
A cura di Antonio Musella
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Sembra essere giunto ormai a conclusione l'iter della commissione d'accesso inviata dal Viminale per valutare le infiltrazioni camorristiche nell'Asl Napoli 1. La vicenda nasce a seguito dell'inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli guidata da Giovanni Melillo, contro il cartello camorristico dell'Alleanza di Secondigliano, che aveva portato a 126 ordinanze di custodia cautelare e che aveva svelato gli interessi del clan Contini sull'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. L'inchiesta risale ad un anno fa, giugno 2019, i magistrati accertarono che il clan Contini gestiva addirittura le prenotazioni per le visite specialistiche nell'ospedale napoletano ed aveva la gestione del bar e del ristorante del nosocomio. Una presenza inquietante che fece definire la struttura ai magistrati come la "sede sociale dell'Alleanza di Secondigliano". Tra le altre attività della camorra nell'ospedale c'era il libero accesso alla farmacia dell'ospedale e la gestione delle salme e dei successivi funerali dei pazienti deceduti nell'ospedale. Subito dopo la maxi operazione, l'allora Ministro della Salute Giulia Grillo, del Movimento 5 Stelle, chiese lo scioglimento della struttura, ricevendo una aggressiva risposta da parte del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che replicò parlando della necessità di commissariare il Ministero. Da allora nasce l'iter previsto per i casi di presunta infiltrazione mafiosa nelle strutture pubbliche, con l'avvio del lavoro di una commissione d'accesso. Lo stesso procuratore generale di Napoli Giovanni Melillo fu ascoltato al Comitato Nazionale per l'ordine pubblico e la sicurezza, illustrando ai ministri competenti i contorni dell'indagine svolta dalla magistratura napoletana, che ha documentato una serie di episodi fino al 2016.

L'Asl Napoli 1 Centro guidata da Ciro Verdoliva

In seguito il lavoro della commissione ha riguardato le attività dell'Asl Napoli 1 Centro guidata da Ciro Verdoliva, che già nel giugno del 2019 era al vertice della struttura in qualità di commissario straordinario, sarebbe stato nominato direttore generale da De Luca, due mesi dopo, il 6 agosto 2019. Ora il lavoro di accertamento della commissione d'accesso si è concluso ed a quanto apprende Fanpage.it, sarebbero molto pesanti gli elementi raccolti. Le "carte" sarebbero già pronte, la decisione finale spetta al Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese che dovrà scegliere se sciogliere la struttura, con successiva nomina di un commissario straordinario oppure no. In caso di scioglimento la vicenda sarebbe un duro colpo alla sanità campana in piena emergenza Coronavirus.

Sull'operato dei manager pubblici e dell'amministrazione De Luca durante l'emergenza Covid 19 pendono attualmente tre inchieste della magistratura napoletana: la prima sull'affido ai privati delle analisi dei tamponi; la seconda sugli appalti per la realizzazione dei 3 ospedali prefabbricati a Napoli, Caserta e Salerno; la terza sui fondi liquidati in favore delle cliniche private durante la pandemia. A queste si aggiunge l'inchiesta della Procura di Torre Annunziata sulla realizzazione dell'ospedale Covid di Boscotrecase. Appare chiaro che la storia della gestione dell'emergenza in Campania è ancora tutta da scrivere.

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