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Bimbo rapito dalla madre a Sorrento, le ricerche nei campi rom di Napoli: c’è l’identikit

I carabinieri hanno setacciato anche piazza Garibaldi e i campi rom di Napoli alla ricerca della donna che ieri ha portato via il figlio da una casa famiglia di Meta di Sorrento. Cercano una ragazza di 25 anni circa, alta tra 1,60 e 1,70, corpulenta, coi capelli lunghi castani; già in precedenza aveva tentato di scappare col piccolo, l’avevano rintracciata all’aeroporto.
A cura di Nico Falco
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Il campo rom di Barra visto dall'alto con Google Maps
Il campo rom di Barra visto dall'alto con Google Maps

È alta circa 1.65, corpulenta, ha circa 25 anni ed ha i capelli castani lunghi. I carabinieri la stanno cercando da ieri mattina, stanno setacciando le strade e controllando i mezzi di trasporto. È una corsa contro il tempo: potrebbe presto lasciare la Campania, per un nascondiglio fuori regione o anche all'estero. Proseguono le ricerche della donna che ieri mattina, 16 aprile, ha portato via il figlio di circa 3 anni da una casa famiglia di Meta di Sorrento; la giovane, di etnia rom, aveva approfittato di un momento di disattenzione degli operatori per prendere il bambino in braccio e scappare; non si esclude che all'esterno ci fosse un complice ad aspettarla. L'allarme ai carabinieri della Compagnia di Sorrento è arrivato intorno alle 10, subito sono stati predisposti punti di controllo lungo le strade che collegano Meta con i Comuni limitrofi e le verifiche sui viaggiatori all'interno delle stazioni ferroviarie; la nota di ricerca è stata diramata anche agli altri Comandi Provinciali, prevedendo uno spostamento fuori regione. Ieri pomeriggio i militari hanno setacciato piazza Garibaldi e i campi rom di Napoli, ma senza trovarla. Il sospetto è che la giovane abbia trovato rifugio da familiari o conoscenti, che la stiano coprendo in attesa che si calmino le acque per farla allontanare dalla città.

Il piccolo era finito nella casa famiglia di recente, ai genitori era stata revocata la potestà genitoriale per le condizioni in cui vivevano, ritenute inadeguate a un bambino, e per i numerosi precedenti penali della madre. Già in precedenza, dopo la decisione del Tribunale dei Minorenni per il collocamento in comunità, la donna aveva provato a fuggire: era stata intercettata all'aeroporto; successivamente il bambino era stato affidato alla casa famiglia, con l'autorizzazione per la madre di vederlo ma in incontri protetti e monitorati.

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