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Bimbo ucciso di botte a Cardito (Napoli)

Bimbo ucciso a Cardito dal patrigno, il papà non si costituisce parte civile al processo

Felice Dorice, il padre del piccolo Giuseppe ucciso di botte dal patrigno a Cardito, non si è costituito parte civile nel processo iniziato lunedì 30 settembre. Presenti in aula entrambi gli imputati, Tony Essobti Badre e Valentina Casa, attualmente detenuti rispettivamente a Castrovillari e Benevento.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Il padre del piccolo Giuseppe, il bimbo massacrato di botte dal patrigno a Cardito, non si è costituito parte civile al processo contro Tony Essobti Badre, finora l'unico accusato di omicidio aggravato per la morte del piccolo. Felice Dorice, il padre naturale del bambino nato dalla relazione con Valentina Casa, attuale compagna di Badre e detenuta anch'essa perché non avrebbe impedito l'omicidio e le precedenti violenze subite dal figlio, era presente anche lui all'apertura del processo, iniziato davanti alla III Sezione della Corte d'Assise di Napoli, presieduta dal giudice Lucia La Posta e a latere da Giuseppe Sassone).

Presenti in aula il patrigno e la madre di Giuseppe

Entrambi gli imputati al processo erano presenti in aula: si tratta di Tony Essobti Badre, patrigno di origine marocchina del piccolo Giuseppe, e Valentina Casa, madre naturale del piccolo. Entrambi sono giunti dai rispettivi carceri dove si trovano rinchiusi: quello di Castrovillari per l'uomo e quello di Benevento per la compagna. Presente anche, come detto, il padre naturale di Giuseppe, Felice Dorice, primo compagno della donna.

Il padre presente "solo per curiosità"

Felice Dorice ha spiegato al giudice di essere in aula solo per curiosità e di non aver per questo dato mandato ad alcun avvocato per costituirsi parte civile. Solo nel pomeriggio l'uomo ha provato a sentire il penalista Gennaro Demetrio Paipais per modificare questa scelta, ma era ormai troppo tardi e dunque ora si può solo promuovere un'azione civile. Chi invece non ha avuto dubbi se costituirsi o meno sono il tutore delle due sorelline di Giuseppe e le associazioni Telefono Azzurro e Kadira, che hanno dato mandato rispettivamente agli avvocati Pierfrancesco Moio e Clara Niola.

Sotto indagine le due maestre di Crispano

Quest'ultima, l'avvocato Clara Niola, ha ricordato ieri durante il processo che una delle due sorelline di Giuseppe avrebbe detto nel corso di un'audizione protetta di essere contenta di essere andata via da quella casa e, soprattutto, di averlo detto alla maestre e che loro non avrebbero capito. Si tratta di un riferimento alle maestre della scuola di Crispano finite sotto indagine da parte della Procura di Napoli Nord per non aver "capito" cosa accadesse in quella casa, nonostante appunto le confidenze dei bambini. Le due maestre, attualmente sotto procedimento disciplinare, non sono ovviamente sotto processo ma si cerca di fare chiarezza su questo dettaglio non di poco conto.

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