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Bonus spesa del Comune di Napoli: ‘Mille esclusi tra occupanti casa e inquilini in nero’

Quasi 1.000 esclusi dal sostegno alla spesa del Comune di Napoli perché occupanti casa o inquilini in nero, a cui viene negata la residenza. Il comitato “Magnammece o’pesone” attacca l’amministrazione De Magistris. Intanto il Comune riapre le domande per i bonus spesa ma con gli stessi criteri. Escluso chi percepisce il reddito di cittadinanza.
A cura di Antonio Musella
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Sono circa 1.000 le domande per il bonus spesa che sono state rifiutate dal Comune di Napoli perché i richiedenti sono stati considerati non residenti. Complessivamente l'amministrazione di Luigi De Magistris ha accettato 15.517 domande su circa 18.000 presentate, oltre 1500 sono stati i rigetti perché il richiedente o un membro del nucleo familiare percepisce il reddito di cittadinanza o il REI, mentre 864 sono quelli esclusi perché non residenti. Sul tema è intervenuto il comitato "Magnammece o'pesone" che da anni si occupa della lotta per il diritto alla casa a Napoli.

"Escludendo infatti che ci siano molte persone che abitando a Sarno o a Ottaviano e che abbiano bizzarramente deciso di chiedere il contributo al comune di Napoli – spiegano gli attivisti in una nota –  è evidente che si tratta di un migliaio di persone e di famiglie che pur vivendo a Napoli non sono riuscite negli anni ad ottenere o conservare il diritto di residenza". Il riferimento è agli occupanti casa, che il comitato segue da vicino, ma anche a tanti altri soggetti in emergenza abitativa o con contratti non regolari, come stabilito dall'articolo 5 della legge Lupi che impedisce di prendere la residenza a chi vive senza "titolo abitativo". Proprio questo tema è stato argomento di battaglia sociale tra il movimento e il sindaco Luigi de Magistris che aveva preso l'impegno affinché a Napoli non ci fossero più persone "invisibili" senza residenza; un impegno tradotto in due delibere, una sulla residenza di strada e in una sulla residenza di prossimità.

Ma questa delibera sulla residenza di prossimità non ha mai funzionato pienamente: "È restato un meccanismo di difficile accesso – spiegano gli attivisti – perché non è mai diventata una procedura degli uffici municipali, malgrado tutte le rassicurazioni in tal senso, restando una strada difficile per chi non trovava la mediazione di un'associazione o gruppo che sapesse occuparsene. E anche perché una serie di casistiche percentualmente rilevanti a Napoli, come chi vive in una casa senza contratto, non sono previste da queste procedure".  È facile dedurre che chi si trova in condizione di emergenza abitativa si trovi anche in condizione di indigenza economica e quindi avrebbe, senza dubbio, esigenza di usufruire del bonus spesa. "Quella "non residenza" non è un requisito mancante per chi ha fatto la domanda, ma per l'Amministrazione che non ha saputo nemmeno riconoscere l'esistenza di questi abitanti",  attacca Magnammece o'pesone, che chiede di riconoscere a queste quasi 1.000 persone il diritto al sostegno economico per la spesa.

Intanto non si placano le polemiche sulla gestione dei bonus spesa da parte del Comune di Napoli. L'amministrazione infatti ha deciso di escludere dal sostegno anche chi percepisce il reddito di cittadinanza e il REI, una scelta discutibile che ha lasciato fuori quasi 1.500 persone. Nei giorni scorsi il segretario del Partito Democratico di Napoli, Marco Sarracino, aveva chiesto la riapertura delle graduatorie e l'accesso alla misura anche per i percettori di Reddito di cittadinanza e Rei. Stessa richiesta era arrivata anche da altre forze politiche come Potere al Popolo e dal Laboratorio Zero81 che hanno promosso, in autonomia, la distribuzione di generi di prima necessità alle fasce sociali più deboli. Infatti quasi il 40% dell'intero fondo, più di 4 milioni di euro, sono avanzati dalle casse del Comune, a testimonianza di un meccanismo di accesso troppo stretto. Il Comune ha sì deciso di riaprire le domande ma mantenendo gli stessi identici criteri di prima, lasciando pertanto invariate le criticità manifestate.

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