Caivano, la mamma di Fortuna indagata per la molotov contro la casa del presunto assassino
Raffica di indagati a Caivano, il paese alle porte di Napoli al centro delle cronache per le tragiche vicende di Fortuna Loffredo e Antonio Giglio. Quindici residenti dell'isolato 3 del Parco verde, il complesso residenziale popolare dove si sono consumate le tragedie dei due bimbi, sono stati indagati per episodi diversi. Otto persone, tutte componenti della famiglia Guardato (il ramo della madre di Fortuna, Mimma), sono indagate per incendio doloso: tra di loro figura anche la mamma di Chicca, come Fortuna veniva chiamata dai conoscenti. Gli indagati avrebbero pianificato e messo in pratica l'attentato incendiario all'abitazione di Marianna Fabozzi, compagna del presunto assassino di Fortuna, Raimondo Caputo. Appena due ore dopo la notizia dell'arresto di Caputo per la morte di Chicca, infatti, qualcuno lanciò una bottiglia incendiaria molotov contro il basso in via Santa Barbara, a Caivano, dove la Fabozzi si trovava ai domiciliari (la donna in seguito è stata arrestata). Caputo, invece, si trovava già in carcere per le ripetute violenze sessuali ai danni delle figlie della sua convivente. Interpellata sulla vicenda, Mimma Guardato ha detto al quotidiano Il Mattino di non conoscere "le motivazioni di questo atto giudiziario".
Indagata anche la nonna dell'amichetta di Fortuna
Tra gli altri indagati del Parco verde emergono due figure importanti ai fini dell'inchiesta. La prima è la nonna della supertestimone, cioè l'amichetta di Fortuna (figlia di Marianna Fabozzi), che avrebbe imposto per almeno dieci volte alla nipote di raccontare agli inquirenti una precisa versione dei fatti relativi alla mattina del 24 giugno 2014 (giorno in cui Fortuna fu uccisa): e cioè che Chicca era andata nel loro appartamento, dove però non era presente Caputo, e poi era andata via perché le facevano male le scarpe. L'altra indagata è invece Rachele di Domenica, ex suocera della mamma di Fortuna: avrebbe riferito in una conversazione telefonica intercettata di aver trovato la scarpa di Chicca sul terrazzo da cui la bimba è stata spinta e di averla gettata "per non avere fastidi".
Niente riesumazione per Antonio Giglio
Un'altra novità nelle indagini sui decessi di Fortuna e Antonino riguarda proprio quest'ultimo, figlio di Marianna Fabozzi. La salma del bambino di 3 anni, che il 27 giugno del 2013 precipitò dal settimo piano sempre al Parco verde, non sarà infatti riesumata. Sembra difatti che nessuna richiesta ufficiale sia ancora stata presentata in procura, al contrario di quanto emerso negli scorsi giorni. Inoltre, secondo gli inquirenti l'autopsia sul cadavere del bambino, a 3 anni dalla sua morte, non porterebbe alcun elemento utile alle indagini. Per l'omicidio colposo del bambino risulta indagata sua madre, Marianna Fabozzi, che sostiene che il piccolo sia caduto sporgendosi troppo per vedere un elicottero. Ma secondo la sorella di Caputo, la Fabozzi avrebbe spinto giù suo figlio.
I papà di Antonio Giglio e Fortuna Loffredo al cimitero di Caivano
Gennaro Giglio e Pietro Loffredo, papà di Antonio e Fortuna, si sono recati insieme al cimitero di Caivano, Napoli, per rendere omaggio alle tombe dei propri figli. Per Giglio era la prima volta alla tomba di Gennaro, morto a quattro anni il 27 aprile 2013 dopo un volo dall'ultimo piano del palazzo in cui viveva a Parco Verde, Caivano. La stessa sorte è toccata a Fortuna Loffredo un anno dopo, il 24 giugno 2014. I due papà sono stati accompagnati dall'avvocato Angelo Pisani, legale di Pietro Loffredo e dei nonni della piccola Fortuna. Lo stesso avvocato ha espresso rammarico per la mancata presenza dei rappresentanti delle istituzioni al cimitero di Caivano proprio nel giorno in cui in tutta Italia si celebra la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia.