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Camorra, la richiesta del pm sulla paranza dei bimbi: “Condanne, poi il ritorno al lavoro”

Nella requisitoria per il processo di camorra sulla “paranza dei bimbi” in corso nell’aula bunker di Poggioreale, il pm Woodcock ha sottolineato come le condanne per i giovani imputati debbano permettere loro una seconda possibilità una volta usciti dal carcere. L’entità delle pene sarà resa nota nella prossima udienza del 16 febbraio.
A cura di Francesco Loiacono
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Non solo una condanna, ma soprattutto la possibilità di potersi allontanare per sempre dalla criminalità dopo il carcere. Magari tornando a fare il lavoro dei padri e dei nonni. Questo il senso della richiesta fatta dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Napoli Henry John Woodcock nel corso del processo di camorra sulla cosiddetta "paranza dei bimbi". Si tratta della guerra scatenata da un clan di giovanissimi boss e gregari attivi nel centro storico di Napoli, in particolare nei quartieri di Forcella, Maddalena e i Tribunali. I giovani criminali hanno scatenato una sanguinosa faida per cercare di controllare alcuni traffici illeciti come le estorsioni e il traffico di droga.

In 41 imputati con rito abbreviato

Adesso, in 41, tutti legati alle famiglie Giuliano, Amirante, Brunetti e Sibillo, sono imputati con processo abbreviato davanti al giudice per l'udienza preliminare Nicola Quatrano nell'aula bunker di Poggioreale. L'entità precisa delle condanne sarà comunicata dai pm Woodcock e Francesco De Falco durante la prossima udienza, prevista il 16 febbraio. Intanto però il pm Woodcock ha spiegato quale sarà la ratio delle richieste. Il magistrato ha sottolineato infatti come molti degli imputati siano figli di artigiani e commercianti onesti, che potrebbero allontanarsi per sempre dalla camorra proseguendo l'attività dei loro genitori. Tra questi, figura anche il titolare di una bottega di presepi in via San Gregorio Armeno, celebre strada meta ogni Natale di migliaia di turisti.

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