Camorra, preso il killer di Nunzia D’Amico, la donna boss uccisa sotto casa nel Conocal
La aspettarono sotto casa, nel Rione Conocal, nel cuore del fortino controllato dal suo clan, dove probabilmente si sentiva sicura. La raggiunsero a piedi e le spararono. Una esecuzione. Nunzia D'Amico, "la Passilona", a capo del clan D'Amico di Ponticelli, fu ferita a morte davanti al portone della sua abitazione il 10 ottobre 2015, morì poco dopo nella clinica Villa Betania. Quell'omicidio segnò il predominio dei rivali, i De Micco, detti "i Bodo", che eliminando la donna boss che si era opposta a loro avevano spazzato via il gruppo avversario. A commettere l'agguato, un killer fedelissimo dei De Micco: Antonio De Martino, oggi 30 anni, arrestato dalla Squadra Mobile di Napoli in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
La guerra di camorra tra i De Micco e i D'Amico
L'omicidio risale al 10 ottobre 2015. Nunzia D'Amico, dopo la carcerazione dei fratelli, era l'unica esponente dei "fraulella" rimasta in libertà. E a quel clan non era legata solo da vincoli di parentela coi boss: era anche lei una donna di camorra, che aveva ereditato la gestione della cosca e continuava a gestire gli affari di famiglia. Tra questi, il più importante era quello della droga: quelle del Conocal erano tra le piazze di spaccio più fruttuose dell'area est di Napoli. Con l'ascesa dei De Micco i due gruppi erano entrati in contrasto e i Bodo avevano chiesto una tangente sul traffico di stupefacenti. La Passilona si era rifiutata, finendo probabilmente con quella scelta nel mirino dei killer.
Nunzia D'Amico uccisa dai Bodo per conquistare il Conocal
Antonio De Martino è ritenuto responsabile di omicidio premeditato, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo e ricettazione con l'aggravante di aver agito per favorire il clan. L'agguato fu organizzato minuziosamente, preparando il piano di azione, gli alibi per i capi del clan e l'infiltrazione nella famiglia D'Amico; i killer studiarono le abitudini di Nunzia D'Amico per colpirla in quella che veniva ritenuta la roccaforte del clan, in modo da dare anche un segnale della propria potenza militare. La donna fu raggiunta da almeno due persone, che si erano mosse con l'aiuto di un "filatore", che aveva segnalato l'arrivo della vittima. Uno dei due, per gli inquirenti, è De Martino, mentre l'altro esecutore materiale è rimasto a sua volta vittima di un agguato di camorra nell'agosto 2016.
De Martino è inoltre stato già condannato per un altro omicidio, sempre da inquadrare nei delitti commessi per favorire il clan De Micco e nei contrasti con chi si opponeva al loro dominio: l'uccisione a Salvatore Solla, ucciso il 23 dicembre 2016, detto "Tore ‘o sadico", ucciso dai Bodo, che lo chiamavano "Lino Banfi", perché anche lui si era rifiutato di pagare il pizzo sullo spaccio di droga nel Lotto O di Ponticelli.