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Campania, Prof e ambientalisti bocciano il piano urbanistico di De Luca

Manifesto di intellettuali, professori universitari e associazioni ambientaliste contro il nuovo Piano Urbanistico della Regione Campania che consentirà aumenti di volumetrie, anche in deroga agli strumenti urbanistici, possibilità di insediamenti nelle zone rurali, recupero dei sottotetti e realizzazione di parcheggi privati anche in aree non pertinenti alle abitazioni. “La legge regionale va ritirata”. A firmare il documento anche Vezio De Lucia, autore del Piano Regolatore di Napoli.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Aumenti di volumetrie, anche in deroga agli strumenti urbanistici, possibilità di insediamenti nelle zone rurali, recupero dei sottotetti e realizzazione di parcheggi privati anche in aree non pertinenti alle abitazioni. Sono solo alcune delle novità introdotte dal nuovo Piano Urbanistico della Regione Campania, guidata da Vincenzo De Luca, e predisposto dall'assessore al ramo, Bruno Discepolo, attualmente in discussione in commissione al Consiglio Regionale. Con un manifesto preparato in questi giorni, però, numerosi professori universitari e rappresentanti di associazioni ambientaliste chiedono di fermare l'atto per riflettere e lanciano un appello all'assise regionale per ritirare la legge.

Contro il piano urbanistico, il manifesto di accademici e associazioni

A firmare il documento anche l'urbanista Vezio De Lucia, autore del piano regolatore di Napoli negli anni '90. Tra gli altri sottoscrittori Immacolata Apreda, Franco Barbagallo, Massimiliano Bencardino, Emma Buondonno, Elena Camerlingo, Giuseppe Carpentieri, Giancarlo Cosenza, Piero Craveri, Alessandro Dal Piaz, Aldo De Chiara, Alessio De Dominicis, Alfonso De Nardo, Raffaella Di Leo, Giovanni Dispoto, Riccardo Festa, Roberto Giannì, Guido Grosso, Carlo Iannello, Eugenio Ienco, Mariateresa Imparato (Legambiente Campania) Gianpaolo Lambiase, Paolo Maddalena, Massimo Maresca (Italia Nostra Campania), Giulio Pane, Fulco Pratesi, Anna Savarese, Massimo Villone.

I comitati: “No alla legge Cirielli dell'Urbanistica”

“Il governo del territorio – è scritto nel documento firmato dagli intellettuali – ha bisogno di processi di pianificazione compiuti e di piani che sappiano tutelare i valori presenti e orientare le dinamiche della trasformazione territoriale. Il problema, già presente in Campania nell’applicazione della legge regionale 16/2004, è che i piani non si fanno. E se si fanno i processi durano troppo, tanto da lasciare perennemente la pianificazione territoriale e urbanistica nel limbo dell’incompiutezza”.

Il nuovo disegno di legge non migliora nulla. Anzi rende più sbilenca e incoerente la ‘cascata’ degli strumenti di pianificazione. I piani non saranno né più rapidi, né più efficaci, né più coerenti. Le stesse (giuste) verifiche di coerenza con la pianificazione sovraordinata giocheranno in favore dell’allungamento dei tempi. Alla lentezza dei processi di pianificazione il disegno di legge regionale risponde con il ricorso alla deroga, in attesa del piano a venire e in difformità da quello esistente. Il che significa che di fatto la pianificazione è vanificata per i prossimi decenni".

"La scelta adottata ricorda l’approccio alla questione giudiziaria ai tempi della legge Cirielli: i processi erano troppo lunghi, ma invece di organizzare e semplificare le procedure si tagliavano i tempi di prescrizione, con un ben orientato strabismo. Anche qui, invece di rendere efficace il processo di pianificazione e di tagliare qualche anello della catena (ma quante scale vaste esistono?), di cercare le forme, anche sostitutive, con cui obbligare davvero gli enti locali a dotarsi di strumentazione urbanistica, si è trovato il modo di rendere il piano meno indispensabile. Tanto d’ora in avanti si potrà derogare ampiamente al piano preesistente (anche al programma di fabbricazione), soddisfatti delle ampie trasformazioni possibili nella ‘città consolidata’ e nella ‘città di margine’ in nome della ‘rigenerazione urbana’ e della riedificazione ‘premiata’ degli edifici realizzati negli ultimi 60 anni nelle stesse aree storiche e agricole.

"In quanto al contenimento del consumo di suolo per il contrasto ai cambiamenti climatici – conclude il documento – alle generiche (e non prescrittive) declaratorie dell’articolo 8 si contrappongono norme ambigue, come l’ammissibilità dei nuovi insediamenti quando sia dimostrata l’impossibilità di riutilizzo e riorganizzazione degli insediamenti esistenti, la limitazione delle nuove costruzioni imposta nelle sole parti del territorio rurale di alto e medio valore e il loro divieto nelle sole parti di particolare valore. È questa l’innovazione normativa che occorre, nel dopo-pandemia, per affrontare le sfide globali del risanamento ambientale e della riduzione delle diseguaglianze sociali?”.

Iannello: "Pianificazione sostituita da contrattazione privata"

Per Carlo Iannello, professore di Diritto pubblico dell'Università degli Studi di Napoli "Luigi Vanvitelli", va aperta una riflessione anche "sui crediti edilizi, articolo 30, e sulla possibilità del privato di costruire direttamente una volta scaduto il vincolo per l'esproprio, cioè dopo 5 anni dall'approvazione del piano (articolo 35). La pianificazione viene di fatto sostituta dalla contrattazione tra proprietà fondiaria e Comune (sul modello milanese), in cui però è la proprietà fondiaria ed avere la posizione di forza".

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