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Casavatore, Giuseppe Ferraro morì per una corsa clandestina in moto: due arresti

Due persone sono state arrestate per la morte di Giuseppe Ferraro, il 26enne di Casoria morto in un incidente in moto il 12 luglio scorso: la tragedia era avvenuta durante una corsa clandestina, i due sono l’uomo con cui la vittima stava gareggiando e un ragazzo che aveva assistito e pianificato il percorso.
A cura di Nico Falco
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L'incidente in cui perse la vita Giovanni Ferraro, il 26enne di Casoria morto nello scorso luglio a Casavatore, in provincia di Napoli, era avvenuto durante una corsa clandestina in motocicletta. Lo hanno accertato le indagini della Procura di Napoli Nord (Caserta), che hanno incriminato due persone di Casavatore, che sono state arrestate dai carabinieri in esecuzione di una ordinanza di misura cautelare: si tratta di un 48enne e un 18enne, entrambi di Casavatore, per loro sono stati disposti rispettivamente la custodia in carcere e gli arresti domiciliari.

La tragedia risale allo scorso 12 luglio. Ferraro si era schiantato con la sua moto di alta cilindrata nei pressi dell'asse viario all'altezza di Casavatore, non lontano dal quartiere di San Pietro a Patierno, su via Guglielmo Marconi; soccorso da alcuni passanti e dal 118, era stato trasportato in ospedale, dove era morto alcune ore dopo per le ferite riportate. Nella prima fase dell'indagini si era ipotizzata una perdita di controllo improvvisa, dovuta all'alta velocità o alle condizioni del manto stradale, ma gli investigatori hanno scoperto che c'era dell'altro: il ragazzo sarebbe morto mentre stava gareggiando.

Secondo quanto ricostruito dalle forze dell'ordine, ipotesi poi avvalorata dal gip che ha emesso l'ordinanza, la competizione clandestina era tra la vittima e il 48enne, entrambi in moto, e il circuito improvvisato era il pieno centro cittadino. L'uomo è stato arrestato per la gara, ipotesi aggravata dalla morte di una persona derivata dalla competizione. Il 18enne è finito ai domiciliari per favoreggiamento personale: avrebbe dichiarato di non essere a conoscenza della gara e di essere stato altrove quella sera, mentre dalle indagini risulta che era sul posto e che, davanti a numerose persone arrivate per assistere, aveva pianificato la corsa insieme alla vittima.

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