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Caserta, moglie del boss comandava dal carcere, a capo del clan come donna Imma di Gomorra

Mentre il marito Antonio Della Ventura era in prigione al 41bis, la moglie, Concetta Buonocore, anche lei detenuta ma non al carcere duro, aveva assunto la guida del clan. Dal 2012 comandava la fazione del clan Belforte a Caserta, impartendo gli ordini al genero Michele Maravita. Nel 2017 la processione della Madonna fu deviata per porgere omaggio a lei e al marito.
A cura di Nico Falco
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In carcere ci era finita anche lei ma, a differenza del marito, non era al 41bis. Era in regime ordinario, quello che concede maggiori libertà di movimento, di incontri, di colloqui. E così Concetta Buonocore, 58enne moglie del capozona dei Belforte Antonio Della Ventura, aveva preso in mano le redini del comando. Era diventata a sua volta capozona, proseguendo la lunga tradizione di donne che arrivano ai vertici dei clan di camorra inizialmente in sostituzione del marito detenuto, come tramite, e successivamente con posizioni di primo piano, fino a divenire la nuova guida per gli affiliati e a dettare strategie in autonomia. E tutti dovevano riconoscere quel ruolo: anche la Madonna, che fu fatta passare sotto casa sua per un omaggio.

Il ruolo di Concetta Buonocore emerge dall'inchiesta della Dda di Napoli sul clan Belforte di Marcianise, che ha portato oggi all'operazione dei carabinieri del Comando Provinciale di Caserta con l'arresto della donna, del genero e di altre cinque persone ritenute legate ai Della Ventura che si occupavano dei traffici di droga, acquistando cocaina, hashish e marijuana a Napoli da rivendere a Caserta. Per gli inquirenti la Buonocore è ormai la reggente a Caserta per conto del clan Belforte e lo era già nel 2012, quando fu arrestata per la prima volta insieme a 43 affiliati, tra cui le mogli dei boss detenuti Salvatore e Domenico Belforte, anche loro poi divenute reggenti. All'epoca il clan era retto insieme al figlio Fulvio, ma da allora, nonostante fosse in carcere, la Buonocore ha tenuto i contatti con gli affiliati liberi continuando a dirigere il gruppo criminale.

La moglie del boss controllava il clan dal carcere

Il suo riferimento in città era il genero, Michele Maravita, che faceva da emissario e che si occupava della gestione economica e strategica "sul campo": provvedeva al pagamento degli stipendi ad affiliati e detenuti, gestiva le piazze di spaccio di Caserta e le attività commerciali che erano state avviate riciclando i soldi provenienti dalla vendita di droga, dall'usura e dalle estorsioni ai commercianti; tra queste ci sono una sala scommesse di Casagiove e un negozio di animali e un parcheggio a Maddaloni. Le attività commerciali garantivano introiti da migliaia di euro a settimana, gran parte dei quali finivano nelle tasche di Maravita, che ha passato gli ultimi anni tra viaggi all'estero in residenze di lusso, gite in barca e visite ai casinò.

E sarebbe stata sempre la Buonocore, dal carcere, mantenere il controllo anche con azioni violente, organizzando le spedizioni punitive verso chi aveva mancato di rispetto al genero. Tra gli episodi ricostruiti nell'ordinanza e risalenti al 2017, quello di un agguato a maggio contro un membro del gruppo che aveva deciso di affrancarsi, che sarebbe stato organizzato da Maravita. Due mesi dopo, a luglio, il percorso della processione della Madonna fu deviato in modo da far passare la statua sotto l'abitazione di Buonocore e Antonio Della Ventura per simboleggiare che, nonostante il capozona e la moglie fossero in carcere, la cosca era ancora forte sul territorio.

Concetta Buonocore come donna Imma di Gomorra

Il percorso di Concetta Buonocore riporta alla mente quello di un'altra "Concetta", resa celebre dalla fiction Gomorra – La Serie: donna Imma, moglie del boss Pietro Savastano, che arriva alla guida del clan dopo l'arresto del marito e diviene boss a sua volta. Una vicenda per un personaggio immaginario ma che trae ispirazione dalla realtà: nella storia della camorra le donne di camorra non si contano, tra Nikita, la spietata killer del Rione Traiano, a Teresa De Luca Bossa, la prima donna in carcere al 41bis.

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