È fermo al palo il progetto SensApp del Cnr Isasi di Pozzuoli per la diagnosi precoce dell'Alzheimer. I ricercatori napoletani hanno vinto un bando europeo grazie a un'idea innovativa, che punta su una nuova tecnologia non invasiva in grado di rilevare il morbo con un semplice esame del sangue, invece che col prelievo spinale. E si sono aggiudicati un finanziamento di 3 milioni di euro da Bruxelles, insieme a un consorzio di enti di ricerca e università europee. Da gennaio sono capofila di un team internazionale di esperti e scienziati al lavoro con lo stesso obiettivo: sconfiggere il male della terza età. Ma il progetto ha subito una battuta d'arresto prima ancora di iniziare davvero.
Il motivo? I soldi, secondo i ricercatori, non bastano più. Alla sede di Pozzuoli era stato assegnato a gennaio il pre-finanziamento di circa 600mila euro, ma dopo alcune settimane circa metà dei fondi è stata improvvisamente riassegnata dalla sede centrale. Una bella fetta dei contributi arrivati dall'Europa, pari a quasi 300mila euro, vincolati proprio allo scopo di avviare la ricerca, è stata utilizzata dal Cnr per pagare i debiti e non perdere altri fondi. Ma «senza le risorse – sostengono i ricercatori – l'avvio della ricerca è bloccato, e il futuro del progetto è nella completa incertezza». Da qui, una diffida notificata al Cnr a ricostituire subito i fondi entro il 1 maggio.
La querelle, insomma, è al centro di un vero e proprio scontro tra il Cnr Isasi di Pozzuoli e la sede centrale dell'istituto nazionale di ricerca. «Sì, è vero – replica a stretto giro Giambattista Brignone, direttore generale del Cnr – quel prelievo, seppure spiacevole, è stato fatto, ma è stato assolutamente necessario perché è servito a ripianare le passività che l'Isasi aveva presso il Miur e contestualmente a liberare un finanziamento di 10 milioni che altrimenti il Miur avrebbe tenuto bloccati. Non è vero, poi, che il progetto non può partire perché è stato fatto il prelievo, perché quel progetto prevede la rendicontazione dell’80% di spese di personale, costi che il Cnr paga, risorse, quindi, non destinate all'acquisto di beni e attrezzature».
Ma i ricercatori napoletani non ci stanno. Assistita dal legale Elio Errichiello, la scienziata a capo del progetto, Simonetta Grilli, ha messo in mora il Cnr a ricostituire subito il fondo. «Il Cnr – spiega l'avvocato Errichiello – ha prelevato parte dei fondi senza avvisare il team di ricerca e adesso l'intero progetto è a rischio. A breve l’intero team potrebbe essere costretto a sospendere la ricerca. Se il progetto non parte o parte in ritardo, infatti, c'è la possibilità che in caso di controllo, l'Europa possa chiedere indietro il finanziamento e comminare anche pesanti sanzioni, nonché di essere tagliati fuori per sempre dai futuri progetti. La diffida scade il primo maggio, ma finora dall'Ente non c'è stata risposta. Se il fondo non sarà ricostituito, siamo pronti ad adire le vie legali».
Nel contratto (“Grant Agreement”) stipulato dal Cnr, secondo la diffida, viene specificato che il «pre-finanziamento concesso dall’Agenzia Esecutiva per la Ricerca (Research Executive Agency, REA) per conto della Commissione Europea al CNR, in qualità di coordinatore del Progetto, è di proprietà dell’Unione Europea». Il Cnr, insomma, questa la tesi dei legali, sarebbe solo l'affidatario dei fondi, che dovrebbero essere usati solo per gli scopi di ricerca inerenti il Progetto, restando sempre a disposizione del coordinatore.
Non solo. L'accordo, infatti, «prevede la possibilità di effettuare controlli periodici da parte degli enti finanziatori, e in caso di costi non riconosciuti, prevede non solo l’obbligo del rimborso degli stessi a carico dei beneficiari, ma anche l’eventuale sanzione della rescissione del contratto di finanziamento, con restituzione dell’intero importo, e l’impossibilità di conseguire qualsiasi finanziamento futuro in capo al beneficiario Cnr.
Ma è possibile prendere fondi che magari sono vincolati ad un progetto per usarli per fare altre cose? «L’Isasi – spiega il direttore Brignone – doveva dei soldi al Miur per un altro progetto. Non restituendoli, il ministero ha bloccato un finanziamento di 10 milioni a favore del Cnr. Mi spiego meglio. Noi abbiamo 400 sedi in tutt’Italia. Per ogni progetto di ricerca alla fine si fa un rendiconto e se sono stati spesi male i soldi, vanno restituiti al Miur, il quale, altrimenti, anche se si tratta di un solo euro, blocca l’erogazione dei finanziamenti dei progetti di ricerca. Il nostro ruolo è di liberare i fondi dalla ricerca, non di bloccarli».
Perché si è attinto proprio alle risorse del SansApp? «I soldi degli istituti – aggiunge Brignone – sono quelli dei progetti. Se si deve ripianare una passività, si prendono i soldi dai progetti che rendicontano personale. Se quel progetto avesse avuto la necessità di acquistare apparecchiature, le risorse gli sarebbero state ridate all’indomani. Da una parte, insomma, c'era l'Isasi che i soldi non li ha restituiti, dall’altra parte ci sono molti altri istituti del Cnr che invece si vedevano bloccato un finanziamento di 10 milioni a causa della morosità dell'Isasi. Essendo io il direttore generale, dovevo tutelare chi deve avere i finanziamenti».
Ma qual è lo scopo della ricerca? Il Progetto SensApp, che sta per “Super-sensitive detection of Alzheimer’s disease biomarkers in plasma”, ha l’obiettivo di sviluppare un super-sensore completamente nuovo per la diagnosi precoce del morbo di Alzheimer, tramite un semplice esame del sangue. Attraverso la tecnologia ‘droplet-split-and-stack’ vengono rilevati i marker del morbo di Alzheimer da una goccia di sangue. Un metodo molto più semplice e meno invasivo rispetto a quello utilizzato attualmente che richiede il prelievo di liquido spinale dal paziente, attraverso la puntura lombare. Con il nuovo sistema, invece, non è richiesta neppure l'ospedalizzazione.
Il progetto è coordinato dall’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isasi) di Pozzuoli ed è stato selezionato tra 375 proposte e finanziato dalla Commissione Europea con più di 3 milioni di euro nell’ambito del pilastro di eccellenza FET Open del programma Horizon 2020. Del consorzio internazionale fanno parte 6 unità che includono l’Università di Bruxelles (Belgio), l’Università di Linz (Austria), il Centro ricerche VTT della Finlandia, l’IRCCS Bonino Pulejo di Messina e l’azienda Ginolis specializzata in sistemi di automazione per la diagnostica (Finlandia). Il progetto vede coinvolti anche alcuni ricercatori e professori universitari del Dipartimento di ingegneria chimica, dei materiali e della produzione (Università di Napoli Federico II), associati a Cnr-Isasi.
Che fine farà il progetto adesso? È possibile che vengano ricostituiti i fondi o la decurtazione sarà permanente? «Nell’immediato – conclude Brignone – non prevediamo una ricostituzione dei fondi. L’istituto ci risulta che abbia altri fondi e poi riteniamo che il progetto possa già andare avanti. Ad ora come posso dire che posso ricostituire i fondi di un istituto inadempiente che ha rischiato di bloccare l’intero Ente? Sarebbe un messaggio orribile per gli altri istituti, che invece gestiscono correttamente i progetti e quando c’è da restituire lo fanno».