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La commovente lettera di un carabiniere al collega Vincenzo Ottaviano, morto in divisa

Una commovente lettera scritta da un collega del carabiniere Enzo Ottaviano, morto mentre cercava di aiutare altre persone coinvolte in un incidente, ricorda il sacrificio quotidiano delle forze dell’ordine e non sempre è apprezzato per il suo lavoro di tutti i giorni: “Era uno di quelli come me, abituati a prendere schiaffi ed umiliazioni dalla vita, ma che gli basta un sorriso di un anziano o di un bambino per rialzare la testa ed andare avanti sempre più fieri della loro divisa…”
A cura di Redazione Napoli
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La tragedia della Strada Statale 7 bis di Terra di Lavoro, dove un appuntato scelto dei carabinieri, Vincenzo Ottaviano è morto travolto da un'auto, dopo essere intervenuto per un altro incidente, ha lasciato sconcertati coloro che conoscevano il giovane militare morto insieme  ad una guardia giurata, mentre un altro militare, il brigadiere Attilio Picoco, è stato ferito ed è tuttora ricoverato in ospedale. È stata condivisa da centinaia di persone su Facebook la lettera di un collega carabiniere di Enzo Ottaviano: "In questo momento di dolore per quanto accaduto ai colleghi dell’Arma di Castello di Cisterna – si legge nel post, che allega una foto drammatica dell'incidente – spero che tutti quelli che non indossano una divisa si fermino a riflettere e leggano questa lettera. Così forse magari, anche solo per un secondo capirete cosa vuol dire fare il nostro lavoro".

Ecco la lettera che ricorda l'appuntato scelto dei carabinieri Enzo Ottaviano.

‘Cari amici, vi presento il collega Vincenzo Ottaviano
Lo so, la foto è venuta male e il collega non è preso bene… ma vi prego: guardatela attentamente.
Il collega è quello sdraiato a terra. Morto. E’ successo ieri, sulla statale, all’improvviso.
È (era) uno sbirro infame (come me)… Uno di quelli che (come me) quando corri in strada e magari passi col rosso perchè altrimenti chiude il tabaccaio, ti ferma e ti fa la multa… salvando te o il pedone che avresti travolto 100 metri dopo… Uno di quelli che (come me) ti infastidiscono tanto quando te li trovi accanto al bar perchè pensi che per loro un caffé non sia un diritto, mentre tu magari hai timbrato il cartellino e per bere quel cazzo di caffé sei a 5 km dal posto di lavoro…

Uno di quelli (come me) che al mattino salutano i figli e la moglie, escono di casa pensando di andare a fare un lavoro normale… ma invece di tornare a casa per abbracciare i loro cari, inizia a squillare il telefono… ininterrottamente…
Uno di quelli (come me) che puzzano di schiavitù, che fa quasi vergogna salutare in pubblico, che suscitano disprezzo perchè sono uomini delle istituzioni…
Uno di quelli che quando torni a casa di notte e vedi passare davanti al portone, ti rassicura… la paura lascia il posto ad un sorriso, la chiave entra veloce nella serratura ed è tutto a posto…
Uno di quelli (come me) che si è cucito quella divisa addosso e che se uno ha bisogno, corre come un matto per salvarlo senza mai chiedersi chi sia, cos’abbia detto o cos’abbia fatto…
Uno di quelli (come me) che anche se sanno che a chiedere aiuto è il più bastardo di tutti, rischiano la vita pur di aiutarlo…

Uno di quelli che chiami quando hai paura, ma loro paura non ne devono avere, mai…
Uno di quelli (come me) abituati a prendere schiaffi ed umiliazioni dalla vita, ma che gli basta un sorriso di un anziano o di un bambino per rialzare la testa ed andare avanti sempre più fieri della loro divisa…
Uno di quelli (come me) che quando muoiono sul lavoro non fanno notizia, come se fosse normale… come se fosse giusto…

Uno di quelli (come me) che sanno che anche per lo Stato valgono meno di un bandito che viene ferito mentre ruba di notte in una casa, per il quale si riempiono pagine di giornali e si sollevano interi schieramenti politici…
Ecco… questo è (era) …un fottuto sbirro, un infame, un bastardo… proprio come me!
Riposa in Pace, fratello mio…”

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