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Comune Napoli, i revisori bocciano il piano di rientro: flop riscossioni e dismissioni

Flop riscossioni e vendita delle case popolari. I revisori dei conti bocciano ancora il piano di rientro dal debito del Comune di Napoli, che ammonta attualmente a 1,6 miliardi di euro: “Non rispettati gli obiettivi”. Dalle dismissioni incassati solo 3 milioni su 50. E l’Authority frena la vendita della rete del gas.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris
Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris

Flop riscossioni e vendita delle case popolari. I revisori dei conti bocciano ancora il piano di rientro dal debito del Comune di Napoli, che ammonta attualmente a 1,6 miliardi di euro: “Alla luce delle considerazioni riferite alle leve del Piano – scrive il Collegio, composto da Costantino Sessa, Antonio Daniele e Domenico Carozzal'andamento registrato anche nel secondo semestre 2019 ai fini del riequilibrio e del ripiano del disavanzo complessivamente non sia in linea con quanto previsto dal Piano di riequilibrio pluriennale”. Sugli oltre 50 milioni di euro che si sarebbero dovuti incassare dalla vendita degli immobili nel 2019, Palazzo San Giacomo ha totalizzato entrate solo per 3,2 milioni. Male anche le esazioni delle tasse, con percentuali di riscossione che variano dal 60 al 3,6%. Mentre non ha migliorato i tempi di pagamento alle imprese del Comune il mega-prestito di 181 milioni di euro dalla Cassa Depositi e Prestiti arrivato a marzo dello scorso anno che doveva servire a pagare i debiti. I tempi di pagamento invece sono addirittura aumentati da 320 a 395 giorni.

Stop dell'Authority alla vendita della rete del gas

Frenata, infine, dal Garante della Concorrenza e del Mercato la vendita della rete del gas che doveva fruttare 34,5 milioni. Si sarebbe dovuta concludere l'anno scorso, ma l'Authority ha sollevato parecchi rilievi: tra questi il poco tempo per presentare le offerte, solo un mese a settembre 2019, “carenza delle informazioni relative alla consistenza degli impianti, scostamenti dal bando di diversi criteri”. Il 4 febbraio si è disposto differimento offerte al 31 marzo 2020. Gara rinviata all'estate.

I revisori: “Serie criticità. Preoccupa la sentenza della Consulta”

“La gestione chiusa al 31 dicembre – concludono i revisori dei conti – evidenzia serie criticità nel raggiungimento degli obiettivi prefissati nel piano di riequilibrio per il 2019. La situazione è aggravata dalla preoccupante dinamica dei debiti fuori bilancio. Infatti, rispetto all'obiettivo stimato di 107,2 milioni, il risultato conseguito è stato di 148,2 milioni, con utilizzo del fondo passività potenziali per 30 milioni. In tale contesto la recente sentenza 4/2020 ella Corte Costituzionale rende ancora più preoccupante il quadro generale essendo l'Ente chiamato a verificare le conseguenze in termini di maggiore disavanzo”.

Piangono le casse del Comune, usati 451 milioni di fondi vincolati

“Valenza sintomatica – sottolinea l'organo di supervisione contabile – assume la cassa chiusa al 31 dicembre 2019 che mostra un saldo effettivo di 59milioni, di cui fondi cassa vincolati utilizzati e non ricostituiti di 451 milioni e pignoramenti pari a 23,5 milioni”.

Il buco nero delle dismissioni

Le dismissioni immobiliari rappresentano il vero pozzo nero. Il Comune, che è in pre-dissesto e quindi in piano di rientro dal 2013, ci ha puntato molto per ripianare il disavanzo. Nel 2019 aveva previsto di incassare 89,5 milioni di euro, di cui 47,7 milioni dal piano straordinario di vendita del patrimonio disponibile e altri 4,8 milioni dalle case di edilizia popolare (Erp). Ma “a fronte dell'impegnativo piano di alienazione immobiliare, con la dismissione di 12551 immobili, alla data del 30 giugno risultavano alienati 34 alloggi Erp e 3 locali commerciali”. È andata in porto invece la vendita delle quote Gesac per 2 milioni, mentre si sta per concludere quella del Ceinge per oltre mezzo milione. Il Comune ha in corso però delle trattative con l'Università Parthenope per la vendita di un immobile a piazza Neghelli e con l'Invimit per altri locali. I fitti passivi sono scesi da 4 a 3,8 milioni.

Tasse al massimo, ma pochi pagano

Anche nel 2019 le aliquote dei tributi locali sono state al massimo. Ma le riscossioni restano molto basse. I revisori sottolineano “uno scarso grado di realizzazione degli accertamenti e delle riscossioni, con inevitabili riflessi negativi ai fini del reintegro dei fondi vincolati di cassa” ed evidenziano una “ridotta capacità di riscossione delle entrate correnti rispetto ai pagamenti delle spese correnti alla data del 31 luglio 2019”. Per la Tari, la tassa sui rifiuti, su 215 milioni accertati, incassati solo 117. Meglio l'Imu, incassati 180 su 183 milioni. La copertura dei servizi a richiesta, come asili nido, piscine e case per anziani, nel 2019 è del 44,22%.

Le polemiche: “Situazione devastante”

“La situazione di cassa è devastante – sottolineano i consiglieri M5S, Matteo Brambilla e Marta Matano – 450 milioni di euro di cassa vincolata non ricostituita, 23 milioni di pignoramenti in essere. Il risultato di tutto ciò sono gli uffici chiusi e la drastica riduzione dei servizi erogati ai cittadini”.

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