A Napoli il Comune obbliga i dipendenti a rinunciare anche alle ferie 2020
Per fronteggiare l'emergenza Coronavirus e limitare al minimo le presenze negli uffici, il Comune di Napoli ha messo i dipendenti in ferie forzate a partire da oggi. Ma oltre allo smaltimento delle ferie pregresse del 2019, ai lavoratori è stato imposto di rinunciare anche a quelle del 2020. Ed è bufera. I sindacati attaccano: “Non si possono chiedere di impegnare anche le ferie non ancora godute dell'anno in corso. I dipendenti che non hanno ferie da smaltire e non possono accedere al telelavoro devono stare a casa, reperibili in caso di richiesta”.
Il Comune: “Smaltire anche 6 giorni di ferie del 2020”
La delibera 77 del 2020 approvata dal Comune la settimana scorsa, infatti, prevede la chiusura o la sospensione di gli uffici e servizi per emergenza e dà la possibilità di stare a casa in disponibilità, per il personale di categoria base (A e B), , come uscieri e giardinieri, solo dopo aver “prioritariamente fruito delle ferie pregresse”. Non include quindi anche le ferie non ancora maturate per l'anno in corso. Ma nelle Municipalità, sottolineano i sindacati, le interpretazioni sono a macchia di leopardo. Una delle circolari di oggi 16 marzo 2020, per esempio, rivolta al personale addetto al Verde prevede che “i giardinieri e sorveglianti fino al 25 marzo, salvo proroghe, dovranno utilizzare le ferie del 2019 e 6 giorni del 2020, di seguito resteranno a disposizione”. Includendo, quindi, anche ferie non “pregresse”.
I sindacati: “Si applichi la normativa nazionale”
“Inaccettabile che in alcune Municipalità – commenta Danilo Criscuolo (Cgil) – stia passando questa linea restrittiva da parte di alcuni dirigenti. Oggi molti giardinieri sono scesi a lavoro perché nessuno li ha avvisati che devono stare a casa a disposizione. Da due settimane l'amministrazione non ha una voce univoca sul Coronavirus. Ad una bidella dell'VIII Municipalità che non aveva ferie arretrate è stato chiesto di programmarsi quelle del 2020. Alla V Municipalità le assistenti sociali di via Giacinto Gigante non hanno Dpi e sono state obbligate a mettersi in ferie prima di accedere al lavoro agile. Mentre i locali dove operano non sono sanificati”. “Noi non contestiamo lo smaltimento delle ferie del 2019 – spiega Agostino Anselmi (Cils Fp) – ma chi non ha ferie pregresse deve stare a casa. Altrimenti denunceremo la situazione all'Ispettorato del Lavoro. I locali comunali poi vanno sanificati, ci sono le sedi dei cimiteri cittadini non sanificate, come i locali dei seppellitori”.
“Pronti a denunciare in Procura”
“Il Personale non indispensabile – scrivono in una nota Cisl Fp, Uil e Csa – deve restare a casa in smart working, in via prioritaria, per i servizi per i quali non è previsto alcun presidio. Riguardo alle ferie residue 2019 è corretto incentivare il personale a usufruirne. Non certo obbligare l'utilizzo delle ferie 2020. Il personale obbligato a lavoro ordinario deve essere dotato di Dispositivi Individuali di Protezione. Vanno rispettate poi le distanze di Sicurezza, garantite la protezione da contatti con l'utenza, igienizzazione e sanificazione dei locali nei quali vanno impedite presenze contestuali di personale. Qualsiasi impiego del personale in violazione di quanto disposto dalla Normativa e dal dovere di evitare punti di contagio, sarà oggetto di specifica denuncia alla Autorità Giudiziaria”.
"La ratio dei provvedimenti emessi dal Governo e dal Presidente della Regione – commenta Diego Venanzoni, consigliere comunale di Napoli PD – è di restare tutti a casa, fatta eccezione solo per i servizi essenziali ridotti sostanzialmente ai farmaci e agli alimenti. Ma in buona sostanza la prescrizione di restare tutti a casa al Comune di Napoli viene, difatti, disattesa. Ancora una volta l'amministrazione comunale prova a scaricare ogni responsabilità sui dirigenti comunali in materia di smart working e lavoro agile. Sono certo che dopo questo spunto, nel pieno della funzione di indirizzo e controllo del consiglio comunale, l'amministrazione possa rivedere la propria posizione, in ragione della totale incolumità psicologica e fisica dei dipendenti comunali", conclude Venanzoni.