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Covid 19

Stop ai colloqui in carcere per rischio Covid: a Salerno detenuti in rivolta sul tetto

I reclusi della casa circondariale di Fuorni sono riusciti a salire sui tetti, dopo aver investito la direttrice con l’acqua delle pompe idranti del sistema antincendio. La sommossa è iniziata dopo che è circolata la notizia di una sospensione dei colloqui da lunedì a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Intervenuta la polizia penitenziaria insieme al questore. Scongiurato il pericolo nel carcere napoletano di Poggioreale dove si temeva uguale protesta al rientro dai passeggi delle 18.
A cura di Claudia Procentese
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Detenuti in rivolta nel carcere di Fuorni (Salerno)
Detenuti in rivolta nel carcere di Fuorni (Salerno)
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La rivolta è scoppiata nel primo pomeriggio di oggi durante il rientro dall’ora dei passeggi. Tutto è partito dal secondo piano A. I detenuti della casa circondariale di Salerno, dopo che è cominciata a circolare la notizia di una sospensione dei colloqui da lunedì a causa dell’emergenza sanitaria da coronavirus, hanno inscenato una protesta tra urla e baccano, fino a che una cinquantina sono riusciti a salire sui tetti dell’istituto, armati con i ferri delle brande. «Finora erano previsti colloqui a distanza, cioè via Skype, solo nelle regioni indicate come zona rossa – spiega Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria che sta seguendo i momenti critici della ribellione -. Questo provvedimento adesso potrebbe essere esteso in tutta Italia, aspettiamo il testo ufficiale del recente decreto approvato in nottata dal Consiglio dei ministri che non è ancora disponibile. Era inevitabile che la preoccupazione dei detenuti, già esasperati dalla situazione critica complessiva che c’è nelle nostre carceri, esplodesse».

Il timore è che alcuni di loro siano riusciti a raggiungere anche i sotterranei del carcere di Fuorni, dopo aver investito la direttrice Rita Romano con l’acqua delle pompe idranti del sistema antincendio ubicate nei corridoi. Intanto un elicottero delle forze dell’ordine sta sorvolando l’area e gli agenti della polizia penitenziaria sono impegnati a tranquillizzare gli animi. Sul posto anche il questore di Salerno e il comandante provinciale dei carabinieri. «Se abbiamo imparato che in generale “non si muore per il coronavirus, ma con il coronavirus” – commenta De Fazio – possiamo affermare senza tema di smentita che le tensioni, le disfunzioni e le pesantissime criticità del sistema carcerario non si manifestano per il coronavirus, ma con il coronavirus. Solo tre giorni fa, peraltro, proprio in relazione al penitenziario salernitano erano state segnalate pesanti difficoltà organizzative e gestionali. Lo ripetiamo per l’ennesima volta, per le carceri è assolutamente necessaria una task force che si occupi delle diverse emergenze, prime fra tutte la densità detentiva, gli organici della polizia penitenziaria e degli altri operatori e i modelli organizzativi». Misure di maggiore sorveglianza sono state subito adottate anche per il carcere napoletano di Poggioreale, durante il rientro dai passeggi verso le 18, dove però si è verificato solo un ritardo dei detenuti nel ritornare in cella.

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