La paura da contagio di Coronavirus si è già diffusa in tutto il Paese ed è arrivata anche in Campania. Ma quali sono le regole di condotta che bisogna tenere? La prima cosa, ovviamente, è evitare il panico. Per quanto riguarda i comportamenti pratici da adottare, le Linee guida emanate dalla Regione Campania il 24 febbraio 2020, cercano di fare chiarezza.
Coronavirus Campania, numero verde attivo h24
In primo luogo, se si è fatto ingresso in Campania negli ultimi 14 giorni, cioè dal 10 febbraio in poi, provenendo dalle aree del contagio, come le zone interessate dall'epidemia in Cina o dalle cosiddette zone rosse dei focolai in Italia, bisogna subito comunicarlo al Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda Sanitaria territorialmente competente, che può disporre la “quarantena a casa, ossia la “permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva” come descritto dalle linee guida rese note dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Per avere ulteriori informazioni, si può chiamare il numero verde nazionale 1500, oppure il numero verde regionale 800-90.96.99, attivi H24.
Cosa fare se si hanno sintomi come febbre e tosse
Se si hanno sintomi come febbre o tosse, si devono contattare il 112 o il 118 e restare a casa. Bisogna evitare, quindi, di recarsi al Pronto Soccorso o dal medico curante, per evitare di infettare altre persone. Le Linee Guida della Regione Campania, però, prevedono diverse procedure per gestire eventuali casi sospetti di Coronavirus che, nonostante le raccomandazioni a restare a casa, dovessero comunque arrivare nelle strutture del sistema sanitario regionale. Ecco i percorsi.
Ecco cosa succede se telefoni da casa al 118
La prima modalità di comunicazione di un caso sospetto è la telefonata da casa. Cioè la segnalazione al 118 fatta direttamente dal paziente o dal suo medico di famiglia, dal pediatra o dal medico di continuità assistenziale. Il paziente, in pratica, chiama da casa il 118 e riferisce di avere le caratteristiche di un “caso sospetto”, cioè di avere un'infezione respiratoria acuta, con l'insorgenza di sintomi improvvisi come febbre, tosse e respirazione alterata o affaticata e che nei 14 giorni precedenti è stato in Cina o nelle zone rosse o ha avuto contatti con soggetti a rischio. In questo caso, il 118 fa delle domande per verificare il caso. Quindi, arriva l'ambulanza per il trasporto in un Presidio Ospedaliero con reparto di Malattie Infettive. Gli operatori dell'ambulanza indosseranno mascherine, occhiali e tute (DPI). Prenderanno nota delle generalità di tutti gli operatori coinvolti per favorire il tracciamento dei contatti. Fin dal primo contatto faranno indossare al paziente una mascherina chirurgica e lo inviteranno a lavarsi le mani con soluzione alcolica. Limitando al minimo i contatti col paziente. Il Reparto di Malattie Infettive di destinazione sarà preavvertito dell'arrivo, per evitare il passaggio in aree comuni e portare direttamente il paziente nella stanza di isolamento. Dopo il trasporto saranno sanificati l'ambulanza e tutti i dispositivi usati sul paziente.
Cosa succede se il paziente va dal medico di famiglia
Se il paziente, invece, si reca nello studio del medico di base, del pediatra o del medico di continuità assistenziale e dichiara di essere un caso sospetto, in questo caso sarà il medico a chiamare il 118 per attivare la procedura di trasferimento per sospetta infezione presso una delle UO di Malattie infettive, senza passare per il Pronto Soccorso. Una volta che il medico avrà confermato il caso, il paziente sarà invitato a indossare mascherina. Il medico dovrà invece indossare i DPI presenti nell'ambulatorio, limitando i contatti col paziente. Se questi ha soggiornato in sala d'attesa, dovrà raccogliere le generalità di tutti. Poi bisognerà pulire la stanza dove è stato il paziente, con detergenti normali.
Cosa succede se il paziente va da solo al Pronto Soccorso
C'è il caso, però, che una persona a rischio possa recarsi da sola, invece, sebbene vietato, al Pronto Soccorso. In questo caso, se la persona non ha sintomi, ma risponde comunque ai criteri di rischio epidemiologico perché è stata nei 14 giorni precedenti in zone rosse o ha avuto contatti con chi ci è stato, va messa in isolamento domiciliare fiduciario fino a 14 giorni dal possibile contagio e viene comunicato anche al Dipartimento di Prevenzione territoriale che è competente per la sorveglianza.
Se invece, il paziente presenta i sintomi del Coronavirus, il trattamento è diverso a seconda che nella struttura del Pronto Soccorso dove ci si è recati sia dotata di un Reparto di Malattie Infettive o meno. Se il reparto non c'è, il paziente viene subito separato dalle altre persone che si trovano nel PS, portato al Triage dedicata al Coronavirus. A tutti i pazienti che arrivano al Pronto soccorso con sintomi simil-influenzali e febbre alta, poi, sarà fatta indossare la mascherina.
Se si tratta di un caso sospetto da Coronavirus sarà portato in una stanza da isolamento, prima di essere trasferito in un presidio con Reparto di Malattie Infettive. Saranno raccolte le generalità di tutti i presenti in sala di attesa. Se, invece, il Pronto Soccorso è dotato di reparto Malattie Infettive, il caso sospetto sarà portato direttamente nella stanza di isolamento, possibilmente a pressione negativa (cioè dotata di sistemi di ventilazione artificiale), con almeno 6 ricambi d'aria all'ora.
Nelle stanze attrezzate con adeguati ricambi non sarà necessario indossare la mascherina. Se invece la stanza a pressione negativa non c'è, il paziente dovrà indossare la mascherina antivirus, cambiandola ogni 4 ore. La porta dovrà essere sempre chiusa. Si valuterà caso per caso se spostare gli altri pazienti in reparto in un'altra struttura. I casi critici da Codice Rosso per Coronavirus che arrivano al Pronto Soccorso da soli saranno trattati subito anche in rianimazione anche se non c'è il reparto di malattie infettive.