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De Magistris, in politica gli assenti hanno sempre torto

Da oggi è tutto più chiaro. Da una parte c’è il sindaco di Napoli che ha deciso di restare in standby per tutta la campagna elettorale. Dall’altra c’è il candidato sindaco, attivo ventiquattr’ore al giorno. Ma a cosa serve quest’ultimo per il futuro di Bagnoli? A nulla.
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«Mai negoziare per paura, mai aver paura di negoziare». Anche se per Luigi De Magistris probabilmente pure John Fitzgerald Kennedy sarebbe da annoverare nei poteri forti, fatto sta che oggi il sindaco di Napoli – ed è piuttosto chiaro a tutti – si è scontrato con una realtà che in politica conta dalla notte dei tempi: gli assenti hanno sempre torto. Rifiutare non, si badi bene, di avallare decisioni, ma financo di sedersi al tavolo di confronto sul futuro dell'ex area siderurgica di Bagnoli ha rappresentato un errore politico e strategico che il primo cittadino partenopeo rischia di pagare pesantemente in campagna elettorale. I suoi due competitor, Gianni Lettieri e Valeria Valente, hanno trovato nella vicenda ex Italsider una falla in cui incunearsi. Oggi, poi, la presenza di Matteo Renzi in città e l'esposizione del piano Invitalia prodotto nella cabina di regia guidata da Salvo Nastasi ha rappresentato il vero punto di snodo. Si presenta un piano da 272 milioni di euro per Napoli e il sindaco dov'è? A Palazzo San Giacomo a lanciare strali e annunciare conferenze stampa (la prossima è domani, 7 aprile, a mezzogiorno). Si presenta uno dei più imponenti progetti di trasformazione territoriale e dove sono gli assessori? Sfilano nel corteo che si è poi trasformato in violenta contestazione.

Sfugge, a Luigi De Magistris, capace di interpretare efficacemente la ‘pancia'  di una certa Napoli – che nel capoluogo partenopeo probabilmente solo Achille Lauro  è riuscito (e nemmeno del tutto) a gestire processi politici da ‘uomo solo al comando'. Gli ultimi due grandi sindaci di sinistra, Maurizio Valenzi e Antonio Bassolino, nonostante i protagonismi si sono poi alla fine sempre riferiti al partito o comunque rapportati col governo centrale: del resto la città dei commissariamenti e delle emergenze croniche (dai rifiuti alle case,  dal post-terremoto alla disoccupazione) lo imponeva. E lo impone anche oggi che c'è un premier – piaccia o meno – oggettivamente forte  e saldo in sella a Palazzo Chigi e al suo partito. Se poi di strategia elettorale trattasi (e non ci vuole la zingara per comprenderlo) beh, l'operazione di disambiguazione oggi è chiara. Da una parte c'è il sindaco, in stand by fino alle elezioni comunali di giugno, dall'altra c'è il candidato sindaco, operativo 24 h su 24 e sempre pronto alla polemica. Ma a cosa serve quest'ultimo nell'economia del futuro di Bagnoli? A ben poco.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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