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Delitto di Giugliano, il padre di Riano: “Mio figlio è innocente, ecco come è andata”

Il padre del trentenne fermato per l’omicidio dei coniugi Simeone racconta la sua versione dei fatti sull’impronta digitale che ha incastrato il giovane e sull’ultimo sms che Riano ha inviato a una delle vittime a poche ore dalla morte.
A cura di An. Mar.
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Dopo il fermo del trentenne Antonio Riano, individuato dalle forze dell'ordine grazie ad una impronta digitale sullo sportello del taxi, dove Luigi Simeone e Immacolata Assisi sono stati uccisi, parla il padre del ragazzo. "Mio figlio e Luigi Simeone si sono incontrati venerdì, la sera precedente a quella del delitto – spiega Vincenzo Riano a Il Mattino – per questo è possibile che lui abbia lasciato delle impronte sull’auto del tassista. Quello lo aveva chiamato per consegnargli le chiavi della casa di Melito che Antonio aveva acquistato e pagato. Si sono seduti insieme in auto, hanno chiacchierato come buoni amici. Si sono salutati abbracciandosi, e Simeone gli ha detto: "Possa godertela per cento anni. E invece, avete visto come è andata a finire?".

Ecco spiegata, secondo la versione dei fatti fornita dal fioraio di Pianura, la traccia lasciata sulla Fiat Multipla ritrovata nella ex discarica di Cava Riconta a Giugliano, uno dei principali elementi indiziari a carico del trentenne che con i coniugi era in contatto per la compravendita del loro appartamento a Melito. Ecco spiegato anche il messaggio che il giovane invio a Immacolata per fissare un appuntamento con loro, trovato sul cellulare della donna. Ma fa di più Riano, fornisce una sua ipotesi circa gli autori del feroce assassinio di sabato 18 aprile. "Secondo me – dice – quella coppia aveva venduto la casa a più persone e tra queste ci potrebbe essere anche qualche malavitoso, che potrebbe aver reagito. Ma certo non lo ha fatto mio figlio". Ma per Antonio Riano, per ora, le porte del carcere restano chiuse.

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