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Nadia Toffa

Don Patriciello: “Nadia Toffa durante la malattia non pensò mai al suicidio assistito”

Parla don Maurizio Patriciello, il sacerdote di Caivano che divenne amico della popolare conduttrice delle Iene Nadia Toffa, morta di recente dopo una lunga battaglia contro il cancro. Il prete si sofferma sul tema del fine vita e assicura: “Suicidio assistito? Nadia non ci pensò mai”. E poi parla della sua esperienza personale: “Dieci anni fa ero certo che sarei morto di leucemia, quando la malattia inspiegabilmente regredì”.
A cura di Redazione Napoli
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A poco più di un mese dalla sua morte, Nadia Toffa è ricordata da don Maurizio Patriciello, il sacerdote di Caivano in prima linea contro la Terra dei Fuochi. Fu don Maurizio a celebrare i funerali della conduttrice de Le Iene morta per una aggressiva forma di cancro a 40 anni. Ora il sacerdote affida a Famiglia Cristiana una sua riflessione che il settimanale pubblica nel numero da giovedì in edicola.  "Nadia – racconta – è stata una persona speciale perché, nonostante le sofferenze fisiche e morali causate da un tumore al cervello, non ha mai perso la speranza. E mi sembra giusto ribadirlo in questi giorni in cui si discute di suicidio assistito, un'idea a lei totalmente estranea. Per Nadia, alla quale il Signore è stato certamente vicino, la malattia era un nemico da sconfiggere nella consapevolezza della sacralità della vita".

Il riferimento del 64enne parrocco di Caivano (Napoli) non è casuale nei giorni cruciali  d'attesa per la sentenza  della Corte Costituzionale sul fine vita. Il sacerdote ricorda i giorni in cui Nadia Toffa rese nota la sua malattia. "Sdoganò la parola cancro, pronunciandola a viso aperto in televisione: una prova di forza e un incoraggiamento alle tante persone affette da questo male che, condizionate da una società spesso superficiale e spietata, ne hanno quasi vergogna. Ha taciuto soltanto quando le sono venute meno le forze, ma nei nostri discorsi e nei messaggi che ci siamo scambiati non si è mai lamentata".

"Mi rendo conto che le sofferenze possano spingere una persona ammalata, magari in un momento di sconforto, a desiderare la morte, ma non posso accettare una legge che sancisca questa decisione estrema  -riflette il sacerdote -. Penso che, anche nei casi disperati, una soluzione positiva sia sempre possibile e lo dico per esperienza personale. Dieci anni fa, infatti, ero certo che sarei morto di leucemia, quando la malattia inspiegabilmente regredì. Oggi sto bene e lo devo, oltre che ai medici, all'aiuto divino. Insomma, non bisogna mai perdere la speranza e la forza di lottare contro il male. È questo il messaggio lasciato da Nadia".

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