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Carla, bruciata viva a Pozzuoli, parla l’aggressore: “Era incinta di me e vedeva un altro”

In un lungo interrogatorio Paolo Pietropaolo, il 40enne che lunedì ha dato fuoco a Carla Caiazzo, incinta della loro figlia, ha raccontato di averlo fatto perché non riusciva a sopportare che la donna pur avendo voluto un figlio da lui vedesse un altro uomo. Dopo il gesto avrebbe provato a suicidarsi.
A cura di Francesco Loiacono
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Paolo Pietropaolo, aggressore di Carla Caiazzo
Paolo Pietropaolo, aggressore di Carla Caiazzo

In un lungo interrogatorio, durato due ore e mezza, Paolo Pietropaolo, il 40enne che lunedì ha dato fuoco alla sua ex Carla Caiazzo a Pozzuoli riducendola in fin di vita, ha cercato di spiegare agli inquirenti i motivi del suo gesto. Un interrogatorio confuso, condito da molte pause, nel quale Paolo P. ha parlato di un gesto di impulso, della cui gravità si è reso conto subito dopo, cercando anche di uccidersi perché consapevole di "aver fatto una cazzata". Lo schianto con la sua auto contro il guard rail, dopo il quale il 40enne ha rivelato quanto avvenuto ai carabinieri ed è stato arrestato, sarebbe nato dunque dalla volontà di farla finita: tentativo avvalorato anche dal fatto che – come riporta Il Mattino – l'uomo avrebbe ingerito poco prima più pillole antidepressive del previsto.

Il 40enne ha ammesso quanto compiuto, rivelando ai carabinieri, a mo' di parziale giustificazione, che non riusciva a sopportare l'idea che Carla, pur avendo voluto un figlio da lui – la bambina, Giulia Pia, è stata fatta nascere con parto cesareo e sta bene – continuava a vedere un altro. Paolo P. ha rivelato che questo aveva esasperato i problemi psicologici di cui soffriva da tempo: l'uomo prende antidepressivi per dormire e ha rivelato di aver tentato il suicidio quattro mesi fa. La relazione di Carla con l'altro uomo andava avanti dal 2009 e aveva reso ancora più complicati i rapporti tra la donna e Paolo Pietropaolo I due si conoscevano da più di 20 anni, si erano più volte messi insieme e lasciati. Una storia travagliata che negli ultimi mesi si era arricchita della notizia dell'attesa della bambina.

Il 40enne resterà in carcere, a Cassino, guardato a vista per evitare che possa provare a suicidarsi: il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino ha infatti convalidato il suo fermo con l'accusa di tentato omicidio pluriaggravato.

Vicenda Pietropaolo-Caiazzo, il racconto del testimone

I carabinieri di Formia hanno ascoltato anche l'unico testimone dell'aggressione dello scorso lunedì: si tratta del vigilante Gennaro Tassieri, vicino di casa della famiglia dell'aggressore. L'uomo ha raccontato di aver visto Pietropaolo che picchiava Carla, e di aver cercato di separarli. Poi è stata questione di attimi: il 40enne ha preso una bottiglietta di alcol, l'ha versata su Carla e le ha dato fuoco. Poi è fuggito in auto: le ultime fasi della fuga sono state riprese in video da un cittadino, attratto dalla guida incerta dell'uomo. Il vigilantes nel frattempo ha provato a spegnere le fiamme sul corpo di Carla, usando una coperta e l'acqua di una pompa.

L'esperto: "Non follia, ma narcisismo perverso"

Ci sarebbe un narcisismo perverso, e non la follia, alla base del tentato omicidio di Carla Caiazzo, la 38enne di Pozzuoli bruciata viva dal suo fidanzato. A spiegarlo sulle colonne de La Repubblica è Francesco Blasi, psichiatra dell'Asl Napoli 1 ed esponente del "Forum Sergio Piro". L'esperto ha rivelato in un'intervista che il profilo del 40enne che ha ridotto in fin di vita Carla, rischiando di far del male anche alla bambina che la donna attendeva – la piccola, Giulia Pia, è stata fatta nascere dai medici e fortunatamente sta bene – si può ricondurre a una categoria di persone "amorali", senza scrupoli nell'usare gli altri per soddisfare i propri bisogni. I narcisisti perversi sono pericolosi, perché è difficile riconoscerli e soprattutto non sempre si riescono a riconoscere come tali: difficilmente chiedono aiuto a uno psichiatra o a uno psicologo, anche perché si comportano in maniera razionale e non ritengono di avere problemi di sorta. Il problema, però, nasce quando da un semplice atteggiamento si passa al crimine. Passaggio che Blasi riassume così:

"I narcisisti perversi possono diventare estremamente pericolosi quando viene limitata pesantemente la possibilità di manipolare gli altri – arte in cui sono maestri – come avviene nello stalking o nel mobbing. In questo momento storico la conflittualità tra i generi sembra sia arrivata ai massimi livelli. Il genere femminile viene spesso percepito come possessore del vecchio potere della procreazione e del nuovo potere sociale. I rapporti violenti legati al possesso più che all'affetto sono quindi molto più frequenti. Il narcisismo perverso associato a un disturbo del controllo degli impulsi può indurre all'azione criminosa. Spesso invece l'uso di stupefacenti esaspera gli schemi di comportamento che una persona già possiede".

La mamma di Carla Caiazzo: niente odio

Se le analisi di molti mezzi di informazione si concentrano sull'autore dell'efferata violenza, dall'altra parte ci sono una famiglia e un paese – è stata organizzata anche una fiaccolata – raccolti attorno a una donna di 38 anni che lotta su di un letto d'ospedale, con ustioni su oltre il 40 per cento del corpo. A vegliare su Carla è soprattutto sua madre, Adriana, da giorni nella sala d'attesa del pronto soccorso del Cardarelli per ricevere le continue notizie sullo stato di salute di sua figlia e di sua nipote, Giulia Pia. Quest'ultima migliora di giorno in giorno: secondo gli ultimi aggiornamenti la piccola, nata alla 34esima settimana con parto cesareo, ormai respira autonomamente anche se si trova ancora all'interno dell'incubatrice. Per Giovanni Sica, medico del reparto di Terapia intensiva neonatale, qualsiasi preoccupazione sulla salute della bimba diventa "sempre meno probabile".

Il discorso è purtroppo diverso per Carla, che resta ricoverata in Terapia intensiva, intubata, nel centro Grandi Ustioni dell'ospedale. Le sue condizioni restano stazionarie. Dalle parole dei parenti che l'assistono non traspare odio, ma solo il bisogno di pregare affinché vinac la sua battaglia più difficile e possa tornare a casa con sua figlia.

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