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Ecoballe: ecco il piano della Regione Campania per eliminarle

Saranno aperte e saranno recuperati i materiali riciclabili, il resto verrà bruciato nei cementifici ed usato come copertura per le cave dismesse. Il 12% delle ecoballe sarà invece bruciato in inceneritori fuori regione, previsto anche il potenziamento degli STIR di Giugliano e Caivano.
A cura di Antonio Musella
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Le ecoballe del deposito di Taverna del Re a Giugliano sono probabilmente l'immagine simbolo dell'emergenza rifiuti in Campania. Come vi avevamo già anticipato, la nuova amministrazione regionale guidata da Vincenzo De Luca non ha intenzione di costruire nuovi inceneritori. Il documento "Possibili filiere di intervento per la valorizzazione dei rifiuti stoccati in balle in Regione Campania" allegato alla delibera quadro approvata lo scorso 10 agosto sui rifiuti, spiega la strategia della giunta De Luca per eliminare le ecoballe. Il documento è parte delle misure che la Regione intende adottare dopo la sentenza di condanna dell'Europa verso il nostro Paese sulla gestione dell'emergenza rifiuti in Campania. Il piano prevede l'apertura della gran parte delle ecoballe ed il recupero dei materiali differenziabili, per la frazione rimanente ci saranno due azioni diverse: la riconfigurazione morfologica delle cave, l'impiego nei cementifici. Una piccola parte invece sarà bruciata negli inceneritori fuori regione.

Cementifici e cave dismesse

Il piano della Regione Campania prevede una divisione delle 5,5 milioni di tonnellate di ecoballe da smaltire in base ai depositi dove sono conservate ormai da oltre 15 anni. Gli interventi più importanti riguardano le ecoballe dei siti di Giugliano e Villa Literno ( 4,4 milioni di tonnellate) e Caivano (409 mila tonnellate). Il piano prevede che le ecoballe siano aperte e venga recuperato tutto il materiale differenziabile (plastiche e metalli), una quantità che i tecnici delle Regione Campania stimano nel 40% della massa complessiva. Ciò che resta sarà impiegato o come riconfigurazione delle cave dismesse o dei territori che necessitano di riconfigurazione morfologica, oppure smaltito nei cementifici come CSS. Il Combustibile Solido Secondario (CSS) è un prodotto derivante dal processo di lavorazione dei rifiuti urbani considerati non pericolosi e viene considerato "rifiuto speciale" in base al Testo Unico Ambientale (d.lgs. 156/08). Solitamente viene impiegato come combustibile in impianti specializzati per il trattamento dei rifiuti, ma grazie ad un decreto legge dell'ex Ministro dell'Ambiente Corrado Clini, in Italia il CSS può essere impiegato anche nei cementifici. L'uso dei CSS nei forni dei cementifici ha suscitato sempre grandi polemiche da parte dei comitati ambientalisti che considerano questo tipo di smaltimento dannoso a causa delle emissioni. L'apertura delle balle, il recupero dei materiali differenziabili ed il trattamento della frazione residua sarà effettuato negli STIR di Giugliano e Caivano. I due impianti, fondamentali per la gestione del ciclo dei rifiuti ordinario della provincia di Napoli, saranno potenziati con nuove linee dedicate esclusivamente al trattamento delle ecoballe. Nell'impianto di Giugliano saranno trattate le 2,3 milioni di tonnellate di balle depositate a Taverna del Re, mentre in quello di Caivano saranno trattate complessivamente 2,5 milioni di tonnellate di balle attualmente conservate nei depositi di Villa Literno e Caivano. Per garantire che il sistema degli impianti non collassi a causa della mole di lavoro dovuta al trattamento delle ecoballe, sarà potenziato l'impianto STIR di Tufino che sgraverà gli STIR di Giugliano e Caivano di una parte dei rifiuti ordinari che quotidianamente lavorano.

Il 12% in inceneritori fuori regione

Oltre allo smaltimento nei cementifici e nel riempimento delle cave, il piano per le ecoballe della Regione Campania prevede una terza azione: lo smaltimento di una quota di ecoballe negli inceneritori fuori dalla Regione Campania. Si tratta, secondo le stime dei tecnici, del 12% del totale delle ecoballe che sono attualmente conservate nei depositi più piccoli disseminati nella regione: Casalduni, Fragneto Monforte, Capua, Marcianise, Santa Maria la Fossa, San Tammaro, Marigliano, Terzigno, Avellino, Nocera Inferiore, Battipaglia, Persano ed Eboli. Nel documento approvato dalla giunta De Luca si ribadisce l'inutilità della costruzione di un inceneritore in Campania per smaltire una quota delle ecoballe, ritenuto "poco efficace e sostenibile sul lungo periodo". Dovrebbe così tramontare l'ipotesi di costruzione di un inceneritore a Giugliano dedicato allo smaltimento delle ecoballe, previsto dal precedente piano rifiuti di Stefano Caldoro e caldeggiato anche dal ministro dell'ambiente Gianluca Galletti.

Il contenzioso con Fibe: chi paga?

Il piano ecoballe delinea una situazione rispetto ai costi dello smaltimento che fino ad ora in pochi avevano sottolineato. Esiste una differenza giuridica tra le ecoballe stoccate prima del 2005 e quelle dopo il 2005. Per le prime la responsabilità dello smaltimento dovrebbe essere a carico dell'azienda che le ha prodotte ovvero la Fibe del gruppo Impregilo ai tempi amministrata dalla famiglia Romiti, mentre per le seconde come si legge nel documento "è incontestata la responsabilità pubblica". Dal 2005 in poi la produzione e lo stoccaggio delle ecoballe vide il disimpegno della Fibe e passò direttamente nelle mani del commissariato straordinario di governo. Al momento esiste un contenzioso tra lo Stato e la Fibe, pertanto il piano prevede che per lo smaltimento vi siano "solo provvisoriamente" risorse pubbliche. Il rischio è che l'azienda che ha disseminato la Campania di ecoballe che giacciono da anni senza soluzione di smaltimento, non ci rimetta nemmeno un euro per questo disastro. È giusto ricordare che il gruppo Impregilo ha costruito anche l'inceneritore di Acerra incassando recentemente dalla Regione Campania ben 300 milioni di euro, oltre ad aver costruito gli impianti STIR presenti in Campania dove sono state prodotte le ecoballe. Il contenzioso tra lo Stato e Fibe è molto complesso. Da un lato, l'azienda del gruppo Impregilo reclama il pagamento di crediti da parte dello Stato per gli anni in cui ha avuto tra le mani l'intera gestione dei rifiuti in Campania. Una somma ingente che si aggira intorno ai 2 miliardi di euro, che Fibe esige dagli enti locali e dallo Stato in funzione del Commissariato straordinario all'emergenza rifiuti. Dall'altro lo Stato imputa a Fibe il non rispetto dei contratti passati e soprattutto la responsabilità nello smaltimento delle ecoballe che dovrebbe essere a suo carico. A gestire il contenzioso è stato nominato lo scorso aprile, con ordinanza del TAR del Lazio, il comandante generale della Guardia di Finanza, il generale Saverio Capolupo come commissario ad acta nel contenzioso Stato-Fibe.

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