“Facciamo presto, che gioca il Napoli”, così i Vastarella preparavano la punizione per il pusher
Dalle indagini che hanno portato alle 30 ordinanze contro il clan Sequino è emerso che per gli affiliati dei clan della Sanità il calcio non era soltanto un modo per far soldi, taglieggiando le agenzie scommesse e organizzando un sistema di puntate autonomo, ma anche una passione che poteva essere difficile conciliare col “lavoro”.
Gli inquirenti hanno appurato che i Sequino avevano escogitato un nuovo sistema estorsivo: scommettevano sulle partite, anche 500 o 600 euro, ma non coprivano la puntata; quando indovinavano il risultato, però, si presentavano per riscuotere. E' venuto però fuori che il clan aveva organizzato un sistema di puntate alternativo, con un proprio sito internet e quote personalizzate, e che l'utilizzo di questo sito veniva imposto alle varie agenzie della Sanità.
Ma il calcio poteva diventare anche un ostacolo, o quantomeno una variante che poteva influire sulle azioni del clan. Come quando si trattava di punire uno spacciatore “fuori sistema”. I Vastarella avevano deciso di chiudere tutte le “piazze”, ma un ragazzo continuava a vendere marijuana in zona. Così si organizzò il commando per punirlo. Si riunirono alle 20. Orario proposto per il raid, intorno alle 23, ma qualcuno protestò: c'era la partita, sarebbe stato meglio muoversi subito. Andarono in quattro, su due scooter rubati. Lo raggiungerlo davanti a un bar e gli spararono un colpo nella gamba. E, mezz'ora dopo, erano davanti alla tv a guardare il Napoli.