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Fase 2 in Campania, gli architetti alla Regione: ora centri città meno affollati

Case più confortevoli, con terrazzi per far giocare i bambini, un pezzetto di giardino a famiglia, centri urbani con minore densità abitativa, fino a 500 abitanti per km quadrato, rispetto ai centri storici super-affollati di oggi con più spazi a disposizione di ciascuno. Ecco alcune delle proposte per la fase 2 dopo il Coronavirus, inviate alla Regione Campania dall’associazione AiR-Architetti in Rete.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Case più confortevoli, con terrazzi per far giocare i bambini e punti luce, un orticello o un pezzetto di giardino a famiglia da curare riadattando il suolo inutilizzato o edifici abbandonati, centri urbani con minore densità abitativa, fino a 500 abitanti per km quadrato, rispetto ai centri storici super-affollati di oggi – a Napoli attualmente la densità è di 2.600 abitanti per km quadrato – con più spazi a disposizione di ciascuno. Ecco alcune delle proposte per la fase 2 dopo il Coronavirus, inviate alla Regione Campania dall'associazione AiR-Architetti in Rete, che riunisce numerosi professionisti campani, come l'ex assessore all'Urbanistica di Napoli, Luigi De Falco, accademici come Marco Borrelli ed Emma Buondonno, gli architetti Paola Nugnes, senatrice del M5S, e Claudia Mannino, ex parlamentare pentastellata. Al documento hanno aderito anche tante firme del mondo accademico come l'architetto Vincenzo Perrone, consigliere dell'ordine degli Architetti di Napoli, il geologo Giuseppe Luongo, vulcanologo ed ex direttore dell'Osservatorio Vesuviano, e l'architetto Beniamino Visone, consigliere dell'Ordine Architetti di Napoli.

Il documento degli architetti alla Regione

Sono tre i punti fondamentali sui quali si basano le proposte dell'Air-Architetti in Rete. “L’emergenza che stiamo vivendo – scrive l'associazione – ci ha posto di fronte a tre certezze: che vanno salvaguardate le risorse ambientali non rinnovabili, patrimonio collettivo; che va sostenuto il sistema sanitario pubblico anche con una distribuzione capillare dell’offerta sanitaria di Quartiere e domiciliare; che va ricostruito un capillare sistema di welfare capace di creare rete, inclusione, sottrarre le comunità dall’emarginazione economica, sociale e culturale”. Per raggiungere questi obiettivi, quindi, vanno salvaguardati “il capitale naturale, immobiliare del patrimonio storico architettonico e territoriale e umano della comunità”.

Preservare la natura anche in città

Per quanto riguarda il capitale naturale, è presupposto inderogabile, l’approvazione di una norma regionale che disponga, senza rinvii o dilazioni temporali, l’immediato arresto del consumo di suolo. Tra le idee, quella di aumentare gli spazi verdi comuni anche in ambito urbano, ma anche orti sociali, dove ciascuno può disporre di minimi appezzamenti per la coltivazione in proprio con il coinvolgimento di piccoli e anziani, anche adattando, in città, gli spazi in copertura dei fabbricati. La Regione potrebbe disporre contributi in tal senso.

Tutelare il patrimonio storico-architettonico

“La valorizzazione del capitale storico-architettonico, archeologico ed artistico, deve fondarsi sul Recupero, sulla Ristrutturazione, sul Restauro e sul Risanamento Conservativo del patrimonio immobiliare ed infrastrutturale esistente, il recupero e la valorizzazione delle aree interne della nostra regione, con particolare rilievo ai borghi storici in progressivo spopolamento o abbandonati e il recupero dei sistemi interni di collegamento ferroviario, nonché attraverso il “Diradamento” di ciò che è edilizia spazzatura o illegale; nel contempo, operare attivamente per la tutela e conservazione del patrimonio geologico, geomorfologico e del territorio vulcanico. Relativamente all’Area Metropolitana di Napoli, va interrotta la presente soluzione di continuità espansiva-insediativa, basata sull’uso del suolo esclusivamente per profitto economico, con azioni globali e unitarie, in controtendenza alla attuale nebulosa urbana”.

La rigenerazione urbana anche nelle zone rosse

“In merito alla valorizzazione del capitale umano, rappresentato dalla comunità insediata, è indispensabile attivare quei processi di rigenerazione urbana in riequilibrio ambientale, con particolare riferimento all’edificato dal secondo dopoguerra ad oggi, nel pieno rispetto delle “Zone Rosse” dichiarate, finalizzati alla sicurezza sismica e ad un contenimento dei consumi energetici e idrici, a parità di cubature, senza premialità in termini di cubature, ma favoriti da semplificazioni burocratiche, nel rispetto dei vincoli, e da leve fiscali di vantaggio, a consumo di suolo pari a zero.

Densità abitativa massimo 500 abitanti per km quadrato

“È necessario, inoltre, fissare il parametro urbanistico della sostenibilità ambientale all’impatto antropico; va definita e rispettata la densità territoriale media col parametro che deve tendere progressivamente a 500 ab/kmq, omogeneamente distribuiti sul territorio, attraverso azioni finalizzate al decentramento in alternativa alla densificazione urbana, in aree comunque già infrastrutturate, o dove i nuovi collegamenti possano essere realizzati senza nuovo consumo di suolo ma con il recupero di aree già consumate (tenendo conto che circa l’80% del consumo di suolo dipende dalle infrastrutture). Al distanziamento sociale deve corrispondere il distanziamento urbanistico.

Più presidi sanitari sul territorio

“Si auspicano azioni tese a dare priorità alla riqualificazione e rigenerazione delle infrastrutture, includendo in esse anche le infrastrutture sociali, intese quelle afferenti al welfare in generale, e con particolare riferimento al sistema sanitario e scolastico. In estrema sintesi, la cosiddetta FASE 2, non può prescindere dal rispetto dei tre capisaldi citati in apertura, assegnando priorità assoluta a tutte quelle attività proiettate nella direzione auspicata o che mettano in campo provvedimenti di adeguamento ad essa”.

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