Consegna cibo a domicilio, Fiola (Camera Commercio): “Molti locali non sono ancora pronti”
“Molti locali non riapriranno per la consegna a domicilio lunedì, perché non per tutti è remunerativo. La maggior parte non è attrezzata per fare il delivery, perché non l'ha mai fatto ed è difficile da organizzare in pochi giorni. Tutte hanno i dipendenti in cassa integrazione, dalla quale dovranno uscire appena riapriranno. Stupisce che la protesta arrivi da associazioni come la Confcommercio che oggi lamenta che l'80% delle imprese non aprirà lunedì, ma è stata tra quelle che hanno chiesto alla Regione di riaprire. Certo non potevano aspettarsi che il governatore Vincenzo De Luca, che finora ha gestito bene l'emergenza sanitaria, avrebbe disposto una riapertura totale dei locali dal 4 maggio. Era evidente che la riapertura sarebbe stata parziale e graduale”. Non le manda a dire Ciro Fiola, presidente della Camera di Commercio di Napoli. “È chiaro che il problema per molti c'è – aggiunge – e so di alcune associazioni che hanno già scritto alla Regione per avere incontri e provare a rivedere le norme sanitarie, che non possono essere diversificate per il settore del food”.
Presidente, come giudica lo sblocco del delivery dal 27 aprile?
“La giudico positiva per chi vuole riaprire e ne ha la possibilità, come le pizzerie o i pub, che sono abituati a lavorare con le consegne a casa. Forse altre categorie troveranno minori benefici e può essere stata una forzatura quella di chiederle di farle inserire, perché per loro la convenienza può essere minore. Ma non capisco le polemiche adesso”.
Molti si lamentano delle norme troppo restrittive previste dall'ordinanza?
“Il governatore De Luca ha avuto una linea chiara fin dall'inizio. La politica regionale è stata tutta improntata a contenere al massimo il rischio del contagio. La fase sanitaria è stata gestita bene e i numeri dei positivi in Campania sono contenuti. Siamo quasi arrivati a un punto di svolta. Qualcuno avrebbe mai potuto pensare che il governatore avrebbe riaperto Napoli e la Campania tutto in una volta? Io non credo.”.
Tra le maggiori difficoltà evidenziate dai gestori c'è quello delle sanificazioni?
“Non credo che sia questo il problema, perché è interesse della collettività che si rispettino le condizioni igieniche per evitare di ammalarsi. Tutti gli esercizi alimentari, peraltro, facevano già le sanificazioni periodicamente. Non è una grande novità. Ad una pizzeria bastano 7-8 persone per riaprire e poter cominciare a ripartire con la consegna a domicilio. Lo facevano prima e lo potranno fare adesso. È chiaro che per altri, penso ad esercizi come le pasticcerie magari, ma non tutte, può essere più difficile. Ci sono da considerare tanti fattori. C'è chi non ha mai fatto il delivery. C'è il problema di far rientrare i dipendenti dalla cassa integrazione, rinunciare ai bonus e ad altri incentivi, a fronte di entrate molto ridotte ed incerte. Mentre sono certi, invece, i costi aggiuntivi di una diversa organizzazione del lavoro. Per fare il delivery bisogna investire, prendere dei rider per le consegne. Non è impossibile, ma nemmeno facile imbastirlo in poco tempo”.
Norme troppo severe per la dotazione dei dispositivi di protezione dei dipendenti?
“Purtroppo sono novità alle quali dobbiamo abituarci tutti. Non si può evitare questo. Il Coronavirus è una tragedia. La vita è cambiata e anche dopo la riapertura totale dei negozi, quando arriverà, non sarà probabilmente come quella di prima”.