Fortuna Loffredo, Caputo confessa: “Ho abusato dell’amica, ma non ho ucciso Chicca”
Un altro colpo di scena, che questa volta potrebbe essere molto significativo, nel processo per l'omicidio di Fortuna Loffredo, la piccola di 6 anni violentata e scaraventata del tetto di un palazzo del Parco Verde di Caivano, nella provincia di Napoli. In un'aula del Tribunale di Napoli, vuota e surreale per lo sciopero della Camera Penale – che ha fatto slittare la nuova udienza – Raimondo Caputo, unico indagato per la morte della piccola Chicca, ha deciso di parlare per la prima volta. Titò, questo il suo soprannome, ha dichiarato al giudice di aver abusato della migliore amica di Fortuna, la più grande delle figlie di Marianna Fabozzi, sua ex convivente, accusata di aver coperto tali violenze, ora agli arresti domiciliari dopo il carcere. Titò ha però ribadito anche di non aver mai ucciso Fortuna Loffredo. A dare la notizia è Il Mattino
Caputo ha quindi affermato che si dichiarerà colpevole degli abusi sulla ragazzina – che ora ha 11 anni – nel corso della prossima udienza, che si svolgerà il 2 maggio, cogliendo l'occasione per ribadire le sue accuse alla Fabozzi, che in più di un'occasione ha indicato come la vera assassina di Fortuna e di suo figlio, Antonio Giglio, il bambino di 3 anni ucciso in circostanze analoghe a quelle di Chicca nel 2013. "Dottò, ve lo ripeto. Sono un ladro, e qualche volta lo ammetto ho toccato l’amica del cuore di Fortuna. Lo facevo e lo sapevano in casa. Sia Marianna, la madre della bimba, che la nonna Angela Angelino. Lo sapevano e non dicevano niente, dottò" racconta Titò, rivolgendosi al giudice.
"Vi dico la verità. Marianna ha ucciso nel 2013 il suo figlio più piccolo Antonio Giglio, anche lui caduto nel vuoto, perché secondo lei impediva la nostra convivenza, e allo stesso modo ha fatto con Fortuna perché odiava sua madre Mimma Guardato e voleva farle un dispetto. Non ho detto niente sulla morte del bambino per paura che lei mi denunciasse per le cose che facevo con la figlia più grande. Ma ora mi date la colpa di essere l’assassino di Fortuna. E non è vero. Quella mattina Marianna ha afferrato Fortuna per i piedi, graffiandola. L’ha sollevata e mentre la bambina cercava di liberarsi l’ha gettata via come un pezzo di carta sporca. Però, dottò, le è rimasta la scarpetta in mano, che ha lanciato via in direzione del ballatoio di una vicina, Rachele Di Domenico che, come avete accertato dalle intercettazioni, ha fatto sparire il sandaletto per non avere guai. Li sopra c’erano le impronte di Marianna" conclude Caputo.