Gli affiliati del clan Partenio di Avellino si baciavano in bocca: “Qui comandiamo noi”
"Qui comandiamo noi. Porta i soldi o ti taglio la testa e ci piscio dentro". Era questo il linguaggio con cui il Nuovo Clan Partenio imponeva l'obbedienza ad Avellino. Un linguaggio brutale quasi di quelli con cui si realizzano le parodie camorristiche in Rete. Eppure, tremendamente reale. Lo hanno scoperto i carabinieri durante le indagini che hanno portato, nella giornata di oggi, ad iscrivere nel registro degli indagati 23 persone, di cui 18 raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere ed altri 5 ai domiciliari. Sono tutti accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, usura, estorsioni, detenzioni di armi ed altro. Ipotesi di reato commesse tra i comuni di Avellino, Bagnoli Irpino, Montella e Monteforte Irpino.
L'evoluzione del clan Genovese nel Nuovo Clan Partenio
Storicamente, il territorio di Avellino è considerato un feudo del clan Genovese. Secondo l'ultimo rapporto semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, il territorio irpino è particolarmente soggetto ad infiltrazioni da parte dei clan napoletani e casertani, ma nel capoluogo è ancora ben attivo lo storico clan dei Genovese, che si proietta anche sulla provincia, nonostante in alcune zone ci siano famiglie storiche come quelle dei Graziano e Cava a Quindici, che a loro volta si estendono rispettivamente sulla Valle dell'Irno e nel Vallo di Lauro il primo e nell'agro vesuviano e nolano (tramite la famiglia Sangermano) il secondo. Ma il clan Genovese, radicato invece nel capoluogo irpino, con il tempo si è evoluto fino a diventare "clan Partenio" prima e poi ribattezzato, dai nuovi indagati, "Nuovo Clan Partenio". Ed è contro quest'ultimo, che raccoglie l'eredità storica del primo clan, quello dei Genovese, decimato nel 2007 da arresti e condanne, che si è svolta l'operazione di oggi.
Le indagini partite dall'omicidio Tornatore
Le prime indagini da parte delle forze dell'ordine erano nate nell'estate del 2017, all'indomani delle dichiarazioni di Francesco Vietri nell'ambito delle indagini sull'omicidio di Michele Tornatore: l'uomo venne ammazzato con due colpi di pistola alla testa ed uno al torace per poi essere bruciato all'interno di un'auto il 4 aprile 2017. Per questo omicidio furono condannati in primo grado proprio Francesco Vietri, con la pena dell'ergastolo, e Pasquale Rainone, a sei anni, rispettivamente per concorso in omicidio e distruzione di cadavere, e per distruzione di cadavere senza l'aggravante del metodo mafioso il secondo. Per riscontrare quanto dichiarato da Vietri, si erano avviate le prime indagini che avevano portato a mettere sotto la lente di ingrandimento alcuni pregiudicati, tra cui Pasquale e Nicola Galdieri, Carlo Dello Russo, Diego Bocciero ed Elpidio Galluccio.
"Paga o ti taglio la testa"
Nel corso delle indagini, sono emerse diversi dialoghi intercettati e ripresi dalle telecamere, che confermerebbero il quadro accusatorio nei confronti degli indagati. In una di queste, del 7 settembre 2017, a parlare è E.N., uno degli indagati, che dice senza sapere di essere intercettato dalle forze dell'ordine:
Quando arriviamo là in cima che stava tutta … là… si baciavano in bocca! Sai che vuol dire? Entra Carminuccio (Carmine Valente, alias caramella, ndr) con Pasquale il bacio in bocca, quell'altro ragazzo uh… eh… si baciavano in bocca! Quelli là per baciarsi in bocca Ferdinando…. tu lo baceresti una persona in bocca?…per baciarsi in bocca, ma la veramente c'è la fratellanza! E là non si sposta una pietra senza che quelli li sanno! Ed oggi il perno principale! Il perno! Neanche Carminuccio! Prima era Carminuccio (Carmine Valente, alias caramella, ndr) ora Pasquale! (Pasquale Galdieri, ndr)
In una denuncia presentata da un uomo di Monteforte Irpino, invece, viene spiegato il metodo con cui veniva estorto denaro con la forza. In particolare, l'uomo nella denuncia fa verbalizzare come si svolga l'incontro con Carlo Dello Russo, davanti al quale era stato portato per non aver "onorato" un debito con altre due persone.
Dalla piazza di Monteforte, con la sua suddetta autovettura Fiat Grande Punto di colore grigio, quest’ultimo mi conduceva a Mercogliano presso l’abitazione del suddetto malavitoso di nome Carlo, il quale appena entravo in casa sua mi aggrediva mettendomi le mani alla gola urlandomi in dialetto: “PER STASERA SE NON PORTI I SOLDI A MONTEFORTE, TI TAGLIO LA TESTA E CI PISCIO DENTRO. QUA COMANDIAMO NOI, SE NON L’HAI CAPITO APPARTENIAMO AL CLAN, LI CONOSCI I FRATELLI PASQUALE GALDIERI E NICOLA. SE NON PAGHI TI AMMAZZO. NON MI INTERESSA SE HAI GIA’ PAGATO, VISTO CHE NON HAI FINITO DI PAGARE IL DEBITO A FRANCO E MARTINO, ORA NON DEVI PIU’ AVERE A CHE FARE CON LORO, MA SOLO CON NOI. CI DEVI DARE DI NUOVO TUTTO E CIOE’ DUEMILA EURO PER UNO E DUEMILA EURO PER L’ALTRO, DA VERSARE DUECENTO EURO AL MESE NELLE MANI DI FERDINANDO INIZIANDO DA ORA, DA QUESTO MESE DI OTTOBRE".
Il segretario provinciale della Lega tra gli altri 17 indagati
Tra gli altri soggetti indagati, fanno sapere i carabinieri, ci sono altre 17 persone: tutte indagate a piede libero ma che hanno ricevuto quest'oggi avvisi di garanzia. E tra questi c'è anche Sabino Morano, segretario provinciale della Lega di Matteo Salvini: la sua abitazione è stata perquisita dalle forze dell'ordine quest'oggi. Secondo la direzione distrettuale antimafia, Morano e gli altri indagati sono da considerare "ricollegabili, anche per interposta persona, al gruppo delinquenziale". Per loro, emesso anche un sequestro preventivo-probatorio anche per turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio.