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Covid 19

Gricignano, la cittadella militare americana si blinda contro il Coronavirus

Gricignano d’Aversa: nella base dell’Us Navy dove i militari americani vivono con le famiglie, chiusi i negozi che vendono prodotti non indispensabili, chiuso il megastore di generi vari – dall’arredamento all’abbigliamento, dai soprammobili ai computer – e chiusa anche l’attività di ristorazione all’aperto.
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Gricignano d’Aversa, cittadella a stelle e strisce nel cuore dell’agro aversano. Oltre il recinto è territorio degli Stati Uniti ma, dopo gli appelli dei sindacati e l’esposto al prefetto, si applicano le leggi italiane. Almeno in materia sanitaria. Con qualche giorno di ritardo, anche nella base dell’Us Navy dove i militari vivono con le famiglie. Vi lavorano anche moltissimi nostri connazionali, impiegati nella logistica, nei servizi e nelle attività commerciali, una comunità di alcune migliaia di persone. Da qualche giorno, dicevamo, mentre Donald Trump ancora minimizzava la portata dell’infezione da Covid-19, le regole interne sono cambiate: chiusi i negozi che vendono prodotti non indispensabili, chiuso il megastore di generi vari – dall’arredamento all’abbigliamento, dai soprammobili ai computer – e chiusa anche l’attività di ristorazione all’aperto. Bar a scartamento ridotto, senza più i tavolini esterni che facilitano gli assembramenti. In funzione soltanto il supermercato dove c’è la vendita esclusiva di generi alimentari e dove l’accesso, comunque limitato al personale della base, ora è scaglionato. Tutti in fila a distanza di sicurezza, altri militari a controllare che le disposizioni vengano rispettate.

Non diversa la situazione al Navy Lodge Naples Hotel, l’albergo annesso alla cittadella ma aperto anche all’esterno, dove in genere vengono ospitati i militari ai quali non è stato ancora assegnato un alloggio o solo di passaggio, proveniente da altre sedi. Personale tutto in guanti e mascherine monouso, cambio di biancheria effettuato con le regole ospedaliere (federe e lenzuola imbustate prima di essere caricate sui carrelli). Altre restrizioni per il Coronavirus potranno essere adottate nei prossimi giorni anche per coloro i quali, pur essendo dipendenti della marina statunitense, vivono in alloggi privati presi in fitto nel circondario. E sono tantissimi.

Dodici anni fa, tra non poche polemiche e molti dubbi sulle reali ragioni del provvedimento, le cose andarono al contrario: sulla scorta dei dati forniti dai laboratori americani su campioni di acqua potabile prelevati nei comuni confinanti con Gricignano d’Aversa, furono interdetti gli alloggiamenti al di fuori della base. Il Comando giustificò il provvedimento con la presenza di sostanze inquinanti non conforme agli standard statunitensi. Dati smentiti dai laboratori italiani. Si ipotizzò che, in realtà, il provvedimento era stato preso per evitare ulteriori imbarazzi ai responsabili dell’ufficio locazioni: tra il 2008 e il 2009, nel pieno del periodo stragista del clan dei Casalesi, erano stati sequestrati un centinaio tra appartamenti e villette, tutte date in fitto ai militari dell’Us Navy, di proprietà di esponenti di primo piano del clan, tra i quali la famiglia Setola (Giuseppe Setola è stato uno dei responsabili dei massacri). Fatto in seguito al quale il Dipartimento del Tesoro, ad agosto del 2012, decise di comminare sanzioni a cinque esponenti all’organizzazione criminale, tra i quali appunto Setola, Antonio Iovine, Michele Zagaria, vietando ai cittadini americani di intrattenere rapporti economici, di qualunque genere, con gli stessi.

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