I carabinieri arrestati a Giugliano volevano fare carriera sulla pelle dei migranti
Non solo opportunità di lucro, come dimostra la vicenda di Benevento e della sua provincia, dove 5 persone sono state arrestate per aver messo in piedi un business che permetteva loro di guadagnare soldi dalla gestione di centri per migranti, truffando al contempo lo Stato: quello che ci insegna, invece, l'arresto di tre carabinieri – Castrese Verde, Amedeo Luongo e Giuseppe d'Aniello – avvenuto questa mattina nel Napoletano, i migranti sono utili anche a fare carriera. Sì, perché i tre militari dell'Arma della compagnia di Giugliano, nella provincia di Napoli, finiti in carcere – si tratta di due sottufficiali e un appuntato – hanno messo in piedi una finta indagine, con finte prove, per arrestare un extracomunitario con l'accusa di detenzione illegale di armi finalizzata al terrorismo internazionale, soltanto per ottenere un encomio.
La notizia dell'arresto dei militari per aver accusato ingiustamente un immigrato di terrorismo internazionale arriva soltanto a pochi giorni dall'arresto di Sillah Osman, ghanese di 34 anni, fermato a Napoli durante un'operazione antiterrorismo della Polizia di Stato e dei carabinieri del Ros: secondo gli inquirenti il 34enne era così radicalizzato da asserire di sentire "la voce di Allah" e da definirsi "soldato di Dio". Osman, sempre secondo gli inquirenti, apparterrebbe alla stessa cellula terroristica del connazionale Alagie Touray, 21 anni, arrestato lo scorso aprile all'esterno della moschea di Licola, a Pozzuoli, nel Napoletano: entrambi stavano progettando attentati, anche se non è ancora stato precisato dove, come e quando.