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I modi di dire in napoletano per indicare situazioni o persone sfortunate

La tradizione popolare napoletana è molto attenta alla fortuna.. Il dialetto napoletano, influenzato da questa caratteristica, è per questo motivo ricco di coloriti e divertenti modi di dire che indicano persone sfortunate o che attraversano momenti difficili e dunque privi della cosiddetta “ciorta”.
A cura di Marta Ferraro
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La tradizione popolare napoletana è molto attenta alla fortuna, tanto è vero che la cultura partenopea è ricca di riti e personaggi che hanno a che fare con la fortuna e la sfortuna, la cosiddetta ‘ciorta‘ e sopratutto con la scaramanzia, i cui simboli principali possono essere considerati la smorfia e i cornicielli. Il dialetto napoletano, influenzato da questa caratteristica, è ricco di modi di dire che indicano persone sfortunate o che attraversano momenti difficili e dunque sfortunati.

E pigliate stù bagno. È un'espressione che letteralmente vuol dire "Hai preso una bidonata", sebbene non sia propriamente tipico di una persona sfortunata è comunque una situazione poco felice che ha molto a che fare con la scarogna, il termine per eccellenza che usano i partenopei per indicare la cattiva sorte.

Vaco p'aiuto e trovo sgarrupo, che alla lettera vuol dire "Cerco aiuto e trovo difficoltà". Questa formula può essere considerata il passaggio successivo di quella precedente. In un momento particolarmente complicato della vita, le persone tendono a cercare e a chiedere aiuto, ma… quando la scarogna si accanisce invece di trovare aiuto si incontrano altre difficoltà.

Me pare Pascale passaguai si usa nel gergo napoletano per indicare una persona che infila un insuccesso o una sfortuna dopo l'altra.

Jette pe' se fa ‘a croce, e se cecaie ‘n ‘uocchio. Ma esiste anche l'apoteosi della sfortuna che i napoletani rendono bene con questo modo di dire che italianizzato è "Nel farsi la croce si accecò"

Curnuto e mazziato! Forse esiste una circostanza più triste della precedente e cioè essere Cornuto e mazziato, ossia essere non solo tradito ma anche picchiato, espressione che i napoletani utilizzano metaforicamente per indicare non solo una persona sfortunata ma che viene anche biasimata per questo.

Per chi ci crede esiste comunque un rito scaramantico per sottrarsi alla scarogna che è il conosciutissimo sciò sciò ciucciuvè, che nessuna traduzione potrebbe rendere bene. Oppure per i credenti si può chiedere l'intercessione e la protezione del santo patrono per eccellenza di Napoli: con un fiducioso San Gennà pienzece tu, San Gennaro pensaci tu.

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