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“I prodotti non sono contaminati”, lo dice uno studio di 3 anni sulla Terra dei Fuochi

I prodotti coltivati nella Terra dei Fuochi sono tutti ottimi e non hanno ricevuto nessuna contaminazione: lo dice uno studio coordinato dall’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno di Portici e durato tre anni, confutando così le parole di Carmine Schiavone, che nel ’97 lanciò l’allarme sui fusti di rifiuti tossici seppelliti sotto terra.
A cura di Valerio Papadia
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Era il 1997 quando Carmine Schiavone, cugino di Francesco detto "Sandokan", e boss del clan dei Casalesi, decise di collaborare con la giustizia e avvisò la Commissione Bicamerale d'Inchiesta che, in molti terreni tra le province di Caserta e Napoli, la camorra aveva interrato tonnellate e tonnellate di rifiuti tossici, svelando per la prima volta le nefandezze di quella che sarebbe poi stata tristemente rinominata Terra dei Fuochi. Il boss dei Casalesi non sbagliava, dato che negli ultimi anni l'incidenza dei tumori che ha colpito la popolazione della zona è stata altissima. Un nuovo studio, però, confuta in parte le parole di Schiavone e quanto detto negli ultimi 20 anni sulla Terra dei Fuochi: i prodotti coltivati nell'area non sono stati sottoposti a nessuna contaminazione; in sostanza, sono ottimi e di qualità.

A rivelarlo è uno studio durato tre anni e condotto dall'Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno a Portici, in provincia di Napoli, al quale hanno partecipato 50 istituti pubblici impegnati specializzati in salute, ambiente e cibo. La ricerca, effettuata prelevando campioni di terreno e di frutta e ortaggi coltivati nella Terra dei Fuochi e presentata durante un convegno al Dipartimento di Agraria dell'Università Federico II di Napoli, ha quindi sfatato la credenza, alimentata negli ultimi 20 anni, che i prodotti fossero contaminati dai rifiuti tossici interrati, credenza che è costata ai produttori della zona una perdita di almeno 500 milioni di euro.

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