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A Napoli il paniere solidale si riempie di libri: “Non si vive di solo pane”

Il paniere solidale in via Tarsia contro il Coronavirus a Napoli si riempie di libri e sulla cordicella del cesto compare il cartello: “Non si vive di solo pane, riapriamo le librerie anche in Campania”. Un chiaro messaggio contro la proroga della chiusura delle librerie disposta dalla Regione Campania, mentre sono aperte nel resto d’Italia.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Il paniere solidale contro il Coronavirus a Napoli si riempie di libri e sulla cordicella che spunta dal balcone compare il cartello: “Non si vive di solo pane, riapriamo le librerie anche in Campania”. Un chiaro messaggio contro la proroga della chiusura delle librerie disposta dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, riaperte invece in tutta Italia dall'ultimo decreto annunciato dal premier Giuseppe Conte, la notte di Venerdì Santo. Così il panaro solidale in via Tarsia, che pende dal terzo piano, dove “Chi può mette, chi non può prende”, si riempie di volumi. Dalla cima del cesto spuntano i classici come Ritorno a Guermantes di Marcel Proust e il Buio oltre la siepe di Harper Lee.

Nato poco prima di Pasqua per dare una mano a chi ha più bisogno, soprattutto per prodotti di prima necessità, il panaro solidale rientra nella tradizione dei panieri tipicamente napoletani calati dai balconi. Nel giro di pochi giorni ne sono comparsi tanti nel centro di Napoli, prima nei vicoli di Santa Chiara, poi in tutto il resto della città. L'invito è rivolto a chi ha di più, perché più benestante, a lasciare qualcosa per chi invece ha di meno. Famiglie povere, mamme sole in difficoltà, disoccupati, precari o chi ha perso recentemente il lavoro. Adesso, oltre ai beni di prima necessità, si trovano anche i libri. L'idea è nata da alcuni cittadini di Napoli, che hanno deciso di usare il tradizionale paniere per aiutare chi ne ha bisogno in questi tempi difficili. Con l'emergenza Coronavirus, che ha messo in ginocchio oltre al sistema sanitario anche quello economico del paese, i rischi di indigenza per i cittadini sono altissimi, anche per chi avesse un lavoro "stabile" prima della pandemia.

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