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James Senese e l’emergenza migranti: “Napoli accoglie da sempre, ma non basta”

James Senese, storico frontman dei Napoli Centrale e protagonista della scena musicale fin dai tempi del sodalizio con Pino Daniele, spiega la sua visione della questione immigrazione, sulla quale molti suoi colleghi si stanno esprimendo in questi giorni, dopo il caso Sea Watch. “Napoli è sempre stata accogliente, è la patria delle etnie, è una città piena d’amore. Ma non basta”. Attacco agli ultras razzisti: “Siete assurdi”.
A cura di Gaia Martignetti
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James Senese (Foto di Riccardo Piccirillo)
James Senese (Foto di Riccardo Piccirillo)

«Il problema è molto importante. Siamo tutti emigranti, in poche parole. Questa accoglienza però non so dove va a parare… pure perché poi tra 15 giorni si parlerà di un’altra cosa. Penso sia un fatto naturale che tu debba accogliere chi in questi tempi è giudicato "perdente". Oggi non si fa che parlare di questo perché siamo di fronte ad un sistema che non sa più come evolversi, dove andare».

James Senese non ha bisogno di presentazioni. È uno degli artisti napoletani più noti, fondatore dei “Napoli Centrale” e degli  "Showman”. Con lui riflettiamo sulle forti contraddizioni e sulle polemiche che accompagnano in questi mesi le vicende che riguardano i migranti. «Napoli è sempre stata accogliente, è la patria delle etnie, è una città piena d’amore», spiega il sassofonista a Fanpage.it. «Noi però non riusciamo più a capire dove andare. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris invitandoli in città ha fatto un gesto eclatante, bello. Però non basta, non si risolve il problema così».

Senese, figlio dell’incontro tra un afroamericano e una napoletana, spiega che la parte importante del lavoro da fare è dare a queste persone una prospettiva, riferendosi alle centinaia di mail arrivate sul sito del Comune partenopeo in favore dei migranti delle navi Sea Watch 3 e  Sea Eye. «È un momento e non per sempre.  È un buon aiuto, però è poco. Come musicista, coi Napoli Centrale cerco di salvaguardare quella che è la nostra cultura. Difendendo i più deboli che appartengono alla nostra cultura, ma allo stesso momento i più deboli a 360 gradi. Facciamo questo da cinquant'anni».

Per il sassofonista da sempre legato a Pino Daniele, è importante accogliere, regolamentando però questo flusso migratorio. Com’è importante anche arginare il razzismo negli stadi.  «Chi fa gli striscioni (razzisti ndr.) per me non è una persona normale. Se amo Napoli, io non vado contro i giocatori di un’altra città, così vale anche per le altre squadre. È ridicolo, una cosa assurda». Come è assurdo, secondo l’artista partenopeo, pensare di interrompere le partite. «Sarebbe una sconfitta. Bisogna vedere chi sono questi pochi che fanno queste cose. Certamente non sono “io”. Questa parte di Napoli e del Sud non viene fuori, ma viene fuori quella che delinque. Lo striscione, il razzismo, per me è delinquere, è qualcosa di allucinante».

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