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Opinioni

Io pendolare, vi racconto il disastro della Circumvesuviana

La Circum anche quest’anno è maglia nera dei trasporti nel dossier Pendolaria di Legambiente: ecco dal racconto di una pendolare cosa succede ogni giorno.
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A cura di Chiara Arcone
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A chi mi dice " ho paura dell'aereo" ho sempre risposto "perchè non hai mai preso la Circumvesuviana!". E Legambiente oggi mi dà ragione. Purtroppo. Ma il disagio è così evidente che mi sarei sorpresa del contrario. Infatti, Legambiente dà inizio ad una campagna "Pendolaria 2015" che si pone come fine "l’analisi delle linee peggiori" e la Circumvesuviana è presente.

Vivere da pendolari, in provincia di Napoli, è un’esperienza al limite della fantascienza. Qualcuno canta che la "fortuna è un fatto di geografia!" ed io lo sottoscrivo. Prendo da sei anni, quotidianamente, quei treni. In questi anni il costo del biglietto è aumentato ma la gestione non fa altro che peggiorare.

Non si tratta di chiedere la luna ma di rispettare il fruitore del sevizio e la dignità del passeggero, dato che questa viene calpestata non solo durante il viaggio in treno, ma nelle stesse stazioni in cui l'abbandono e l'incuria padroneggiano, dando un senso di precarietà assoluta.
Stazioni senza biglietterie con tornelli aperti e scale mobili non funzionanti.
Le barriere architettoniche sono ovunque. Se sei disabile non hai la possibilità di viaggiare in circumvesuviana.
Ed una volta arrivati alla pensilina, il viaggio della speranza, è appena iniziato.
Non è neanche detto che inizi in orario! Se c'è un ritardo potresti scoprirlo solo attraverso lo scorrere del tempo.
E se il ritardo non c'è in partenza, è probabile che si accumulerà durante il tragitto da percorrere.
Potrei raccontare dell'ora passata sotto la galleria del centro direzionale, dell'incendio di un vagone, della signora che è svenuta per la troppa calca, potrei scrivere dei treni soppressi e dei cambi frequenti.
Potrei, ma eravamo rimasti alla pensilina.

Quando il treno arriva è solo l'inizio. Le corse sono poche, quindi, i passeggeri si accumulano in vari orari di punta.
I treni, non sufficientemente capienti, sono vecchi e pochi ma soprattutto distrutti. Porte che non combaciano nella chiusura.
Se piove fuori, piove anche dentro. Non è l'effetto della meteoropatia, è la conseguenza dei fori sul tetto del treno.
Questo gioco alla sopravvivenza fisica e psichica è assicurato fino ad orari a dir poco inefficienti per una delle maggiori metropoli del mezzogiorno.

La mia tratta, ad esempio, ha l'ultima corsa alle otto e venti di sera. E dovrei anche ritenermi fortunata! Ma la considero una vergogna perchè in questo modo Napoli non fa che diventare periferia di se stessa esiliando in provincia chi la vive.
Per questo la stazione Garibaldi, verso le 20.00, si trasforma in una pista di centometristi. Lo scatto inizia dalle scale mobili e guai se qualcuno intralcia il tuo cammino. La stanchezza dei pendolari ,calmi nel loro cappotto o sui tacchi che sopportano il peso di una giornata, si trasforma in uno scatto che vale l'ultima corsa del treno.
Questo è il viaggio della speranza. Questa è l'esperienza che studenti, tantissimi studenti, insegnati, liberi professionisti e l'umanità più varia affronta quotidianamente.

Avrei tantissimo altro da raccontare, ma se non chiudo perdo il mio treno!

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