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Covid 19

La camorra ha già iniziato la Fase 2: le piazze di spaccio si riforniscono di cocaina e hashish

Anche la camorra si sta preparando alla Fase 2, quella della riapertura parziale dopo il lockdown per il coronavirus. Riprendono le estorsioni, ma anche le piazze di spaccio devono farsi trovare pronte al ritorno dei clienti: nei giorni scorsi sono così ricominciati i viaggi dei corrieri, che stanno trasportando cocaina e marijuana principalmente dai depositi del centro cittadino verso le aree della provincia.
A cura di Nico Falco
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La Fase 2 è alle porte anche per la camorra. Più gente in strada significa dover far fronte a una richiesta che è destinata ad aumentare, e dover avere più scorte pronte per soddisfare i clienti che torneranno a gironzolare intorno alle piazze di spaccio. Un incremento degli affari previsto a cui non ci si può far trovare impreparati, per una semplice logica di mercato: se non hai la merce, il cliente va altrove. E dopo settimane di guadagni ridotti all'osso nessun ora può permettersi di perdere con leggerezza nemmeno i dieci euro del "pacchettino", della bustina di marijuana.

Di pari passo con la diminuzione dei contagi, quindi, anche la camorra si sta riorganizzando, ripartendo dai due settori che costituiscono il core business delle organizzazioni criminali: le estorsioni e lo spaccio di droga. Da un lato riprendere a vessare i commercianti, facendo ben presente che loro, i camorristi, sono ancora lì. Dall'altro, ricominciare a vendere droga, pronti ad accogliere chiunque senza più quelle limitazioni stringenti delle norme anti contagio che avevano costretto anche il sistema spaccio a rimodellarsi per sopravvivere.

Dopo il coronavirus riprendono le estorsioni

Il racket, nelle logiche criminali, è conseguenza più diretta del potere del clan: l'imprenditore costretto a pagare semplicemente perché la sua attività si trova in una determinata zona, come se lo stesso terreno fosse di proprietà del boss. Nelle ultime settimane c'era stata una battuta d'arresto, dovuta al fatto che i negozianti, bloccati dalle norme anti contagio, non avrebbero potuto versare il pizzo; nel mirino sono rimaste quelle attività che non hanno chiuso, come i supermercati e i negozi di beni di prima necessità. E ieri c'è stato il primo indizio di una ripresa delle estorsioni: una bomba che ha distrutto l'ingresso di una salumeria del Vasto. Poche ore prima a Giugliano, in provincia di Napoli, due uomini erano stati arrestati: se ne andavano in giro con delle bombe artigianali nascoste sotto i sedili. Il prestito a usura, invece, non s'è mai bloccato: con interessi magari più bassi dei soliti, ma la camorra, che in questo periodo è l'unica organizzazione che ha potuto contare su saldi capitali liquidi, ha continuato a vendere denaro.

La Fase 2 della camorra: le piazze di spaccio si riforniscono

L'altro affare è quello del narcotraffico. Nelle scorse settimane le norme anti contagio avevano avuto pesanti ripercussioni anche sul sistema droga: le vedette e i clienti erano a rischio prima di denuncia e successivamente di sanzione in quanto in strada senza motivo. Di conseguenza, si era passati alla distribuzione a domicilio, spesso mascherata come consegna di spese e prodotti di prima necessità. Con la riapertura (parziale e graduale) alle porte, e l'allentamento delle norme sugli spostamenti, si prevede però che anche le piazze di spaccio debbano far fronte ad una nuova ondata di clienti.

Così nei giorni scorsi sono partiti i rifornimenti. Non di eroina e di stupefacenti che danno forte dipendenza, quelli non si sono mai fermati. I corrieri oggi spostano principalmente droghe "ricreative", come marijuana e cocaina. Sono cambiati anche i canali di approvvigionamento: con il lockdown è diventato più difficile spostarsi coprendo lunghe distanze, quindi chi aveva contatti al di fuori della regione ha dovuto rivolgersi ai fornitori "a chilometro zero", stringendo accordi con i grossisti dei clan che hanno continuato ad operare nel centro cittadino.

Lamorgese: possibili infiltrazioni della criminalità nella Fase 2

Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, parlando della fase post-pandemia, si è soffermata sulla possibilità che la crisi economica generata dal coronavirus possa essere il terreno ideale per l'infiltrazione delle organizzazioni mafiose, che potrebbero approfittare per inserirsi ancora di più nel tessuto economico e sociale. Il Ministro ha posto l'attenzione sui cosiddetti "reati spia", "indici di fenomeni di infiltrazione criminale anche mafiosa nelle pieghe economiche e finanziarie, come estorsioni, usura, riciclaggio, corruzione nella pubblica amministrazione, illecite interferenze, condizionamenti degli appalti pubblici".

In audizione davanti alla commissione Affari costituzionali della Camera, Lamorgese ha detto che "la crisi attuale causerà un deficit di liquidità, una rimodulazione del mercato di lavoro nonché l'afflusso di ingenti finanziamenti pubblici, sia nazionali che europei volti a sostenere la ripresa economica", aggiungendo di avere "sollecitato la massima attenzione delle forze di polizia e ogni sforzo volto a contrastare le possibili nuove dinamiche dell'azione criminale, anche in ragione della spiccata vocazione economica della criminalità organizzata e della sua capacità di repentino adattamento ai cambiamenti sociali e produttivi".

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