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Opinioni
Bloody Money, inchiesta su rifiuti e politica

La Campania affonda nei fanghi. E vuole offrire più soldi alle aziende di smaltimento

Il vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola ammette: “I fanghi da smaltire sono ancora stoccati, le gare vanno deserte”. C’è un nuovo accordo in vista: prevede più soldi alle ditte a patto che si dotino di efficienti impianti di essiccamento dei fanghi (in modo da ridurne volume e peso).
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L'inchiesta Bloody Money di Fanpage.it, nel febbraio 2018, accendeva i riflettori sul rapporto tra la politica e le aziende di smaltimento dei rifiuti in Campania. Ad oggi, ottobre 2018, cosa è cambiato? Niente. Anzi no: una cosa è cambiata. Ora la Regione Campania, sommersa dai fanghi da smaltire, gioca al rialzo e offre di più alle aziende private per invogliarle a prendersi ‘il guaio‘ che in questo caso consta in tonnellate di liquami. A spiegare quale sarà il nuovo orientamento dell'Ente guidato da Vincenzo De Luca è il suo vice, nonché assessore all'Ambiente, Fulvio Bonavitacola. In Consiglio regionale il fedelissimo dell'ex sindaco di Salerno ha ammesso che le gare per lo smaltimento dei fanghi vanno deserte «per l'evidente sproporzione tra la domanda e l'offerta». E che quindi, stante la presenza di «una situazione monopolistica, da parte di pochi impianti autorizzati che consente loro di fare proprie valutazioni e non presentarsi alle gare» occorre aprire i cordoni della borsa.

«È da tempo – dice – che abbiamo evidenziato che il sistema di smaltimento dei fanghi derivati dalla lavorazione dei depuratori non può essere affidato a due soli impianti in tutto il Sud Italia perché è un problema che riguarda la Campania, ma anche le altre Regioni del Mezzogiorno. Immaginando difficoltà da parte di Sma Campania (che oggi non gestisce più gli impianti ndr.) – ricorda – anche la Regione ha indetto gare, ma allo stesso modo le are sono andate deserte».

La strada è quella di dotare il territorio di impianti di essiccamento «che consentano la riduzione del volume dei fanghi e quindi le dimensioni». Siccome lo smaltimento è pagato a tonnellata è ovvio il risparmio (almeno sulla carta). L'accordo, spiega il vicepresidente della Regione Campania è firmare appalti con un carico economico maggiore ma che però impegnino le imprese a dare priorità al rinnovo degli essiccatori dei fanghi. In pratica chi tratterà i fanghi li essiccherà prima, ne ridurrà volume e peso (perché essiccando si elimina l'acqua) e in prospettiva ci sarà un risparmio. «Ma – conclude Bonavitacola – se un'impresa perde tempo con le attività di revamping e pensa di poter avere comunque l'adeguamento economico pensa male, perché non lo faremo».

Gli episodi dell’inchiesta
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Di diverso avviso è l'opposizione del Movimento Cinque Stelle che parla attraverso il consigliere Maria Muscarà: «In Campania i cinque impianti di depurazione sono oramai da tempo al limite della capienza e non c'è ditta che voglia smaltirli. Le gare per lo smaltimento fanghi continuano ad andare deserte, con una situazione emergenziale crescente e sotto gli occhi di tutti – dice -. Ad oggi i fanghi sono depositati in bilici e contenitori per i quali paghiamo un oneroso noleggio, mentre le aziende che hanno ottenuto la concessione per la gestione dei depuratori non hanno firmato la stipula del contratto». L'unica soluzione possibile, in linea con un principio europeo di autonomia e di prossimità, è che essi vengano smaltiti negli stessi depuratori, attraverso impianti di essiccazione, ma non si è mai proceduto in tal senso".

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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