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La macchia nera alla foce del Canale Agnena era letame: sequestrata azienda bufalina

La macchia nera alla foce del Canale Agnena era letame: gli inquirenti sono riusciti a risalirne all’origine dopo settimane di indagini. Sequestrata un’azienda bufalina, con oltre 670 capi d’allevamento: nei guai padre e figlio rispettivamente proprietario e gestore dell’azienda zootecnica. Nominato anche un amministratore giudiziario.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Scoperta e sequestrata l'azienda bufalina ritenuta responsabile dell'enorme macchia nera alla foce del canale Agnena, nel Casertano, la cui foto fece il giro della Rete pochi giorni dopo la fine della quarantena di oltre due mesi dovuta all'emergenza coronavirus. Questa mattina, i carabinieri di Castel Volturno assieme alla locale Guardia Costiera, si è recata nell'azienda a cui sono risaliti gli inquirenti dopo settimane di indagini, ed hanno sequestrato il tutto su mandato del giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere e su richiesta della stessa Procura della Repubblica.

Azienda sequestrata, due gli indagati

A finire nei guai, padre e figlio: il primo proprietario dell'allevamento ed il secondo gestore de facto dello stesso. L'allevamento, consistente in oltre 670 bufale, è stato quindi posto sotto sequestro preventivo, con il tribunale che ha anche nominato un amministratore giudiziario per l'intera azienda zootecnica. Padre e figlio, originari rispettivamente di San Cipriano d'Aversa e di Caserta, sono invece indagati per inquinamento ambientale con condotta reiterata e perdurante, nonché per aver portato ad una notevole compromissione e deterioramento del suolo e delle acque del Canale Agnena ed attraverso questo al Mar Tirreno.

La foto diventata virale e le indagini

La pubblicazione della foto fece subito scalpore, e venne ricondivisa da migliaia di persone, indignate per l'accaduto. Le indagini partirono immediatamente, ed attraverso riprese aeree e controlli mirati, gli inquirenti hanno scoperto un deposito di enormi cumuli di letame lungo la sponda del Canale Agnena, lunga 250 metri e larga 6. Sono così scattati ulteriori accertamenti e, da questi, è emerso che i liquidi di sgondro dei letami finiva all'interno del canale Agnena, e che poso distante vi fosse un lagone interrato, ed abusivo, pieno di liquami sempre dello stesso allevamento. E così, gli inquirenti sono riusciti a risalire al principio della vicenda, che andava avanti da diverso tempo ed in maniera tutt'altro che occasionale: dai controlli effettuati, è emerso che il registro dei reflui è fermo al giugno 2018.

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