Da qualche ora Roberto Fico è il presidente della Camera dei deputati. È la prima volta che il MoVimento 5 Stelle, a dispetto della sua breve vita, riesce a piazzare uno dei suoi su uno scranno dal tale rilievo istituzionale. Tuttavia, da ore ormai, tra i cavalli di troia utili a delegittimare l'elezione di Fico c'è l'argomento della sua tesi di laurea in Scienze della Comunicazione, conseguita nel 2001 presso l'Università degli Studi di Trieste, dal titolo "Identità sociale e linguistica della musica neomelodica napoletana" (lo studio è consultabile qui). Chi ha una certa dimestichezza con le varie forme del livore sui social network, potrà comprendere con faciltà l'affrettato ragionamento: "Ha fatto una tesi sui neomelodici, quindi anche io con la mia laurea in… potrei fare il presidente della Camera".
L'argomentazione, che è solo apparentemente banale e monodimensionale, nasconde due grandi pregiudizi. Il primo è quello della generale tendenza a ridicolizzare i titoli di studio in Scienze della Comunicazione (chi non ha mai sentito o pronunciato, almeno una volta nella vita, "scienze delle merendine" seguito da grassa risata?). Il secondo è relativo proprio alla superstizione sul tema della canzone neomelodica napoletana. La reazione derisoria di queste ore per la laurea di Fico pare un surrogato di quella stolta approssimazione con cui si irride un fenomeno folcloristico, quello della musica neomelodica appunto, verso cui i primi a non risparmiarsi in beffe e canzonature siamo spesso noi campani, in larga parte imbarazzati dal poter essere accostati all'idea di degrado umano e culturale che si associa a quel genere musicale.
Per la verità Roberto Fico non è il solo ad aver approfondito l'argomento. Come tutti i fenomeni che suscitano interesse, la canzone neomelodica è oggetto di studi autorevoli da anni, diversi gli esperti di storia e sociologia che in passato hanno tentato di comprenderne e spiegarne genesi ed evoluzione, analizzando i tratti socioculturali che l'hanno caratterizzata. Lo ha fatto, ad esempio, Marcello Ravveduto, docente di Public & Digital History presso l’Università di Salerno, con un libro molto interessante del 2007 dal titolo "Napoli… Serenata Calibro 9". Il testo ripercorre l'immaginario neomelodico, dalla sceneggiata alla canzone, nel tentativo di spiegare l'humus in cui nasce una tendenza artistica così pittoresca, guardando il fenomeno da vicino, senza pregiudizi. Leggendolo c'è un dato che appare inconfutabile, ovvero che la tradizione neomelodica sia proliferata in contesti principalmente popolari, foraggiata dagli ultimi, dagli emarginati, dai derisi appunto, coltivata in quelle fasce sociali fatiscenti che hanno visto nella musica (nel linguaggio e nei temi) uno strumento di identificazione e autoaffermazione. Se nessuno ti guarda, devi trovare il modo per farti vedere.
A volersi concedere il lusso di un parallelismo che più somigliante a un volo pindarico, nessuno ci intravede una lontana somiglianza con genesi ed espansione del MoVimento 5 Stelle?