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Si è ucciso il professore del liceo Vico accusato di violenza sessuale sulle studentesse

Si è ucciso con un colpo di pistola alla testa V. A., l’ex docente del liceo Giambattista Vico finito nei giorni scorsi agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di due ex studentesse. L’uomo si era difeso negando tutto e dicendo di non avere mandato i messaggi nelle chat partiti dal suo account e diretti ad una delle ragazze.
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A cura di Nico Falco
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Si è suicidato l'ex docente del liceo Giambattista Vico finito nei giorni scorsi agli arresti domiciliari con l'accusa di violenza sessuale nei confronti di due sue studentesse all'epoca dei fatti 15enni. Lo riporta il Corriere del Mezzogiorno. L'uomo, V. A., 53 anni, si è ucciso sparandosi un colpo di pistola al petto nella sua casa di Quarto, in provincia di Napoli. Insegnante di matematica, il professore era stimato sia dal dirigente scolastico che dai colleghi e in suo sostegno, dopo l'esplosione dello scandalo, erano arrivati anche ex studenti e i loro genitori. Era accusato di avere intrattenuto una relazione con una ragazza del Liceo Vico e di averne avviata una seconda con un'altra studentessa. Sul posto il pm di turno, il sostituto procuratore Gennaro Damiano; pare che il 53enne detenesse l'arma regolarmente.

Liceo Vico, il prof accusato si suicida

Sulla faccenda la Procura aveva avviato una indagine, affidata al pool "fasce deboli", coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, con l'accusa di violenza sessuale; i rapporti ipotizzati con le studentesse sarebbero stati consensuali ma il reato si configura anche in assenza di costrizioni: il consenso non è valido per via dell'età delle due ragazze e del ruolo ricoperto dall'indagato all'epoca delle relazioni.

La denuncia sarebbe partita dal padre della prima ragazza, che avrebbe trovato sul cellulare della figlia dei messaggi, delle chat, a chiaro sfondo sessuale intercorsi tra la giovane e il professore. Il docente, dal canto suo, si era difeso affermando di non avere mai inviato quei messaggi e negando le due relazioni: aveva ipotizzato che qualcuno avesse usato il suo tablet lasciato incustodito in classe, forse un altro studente per vendicarsi dei brutti voti presi a scuola. La faccenda era arrivata agli insegnanti e all'Ufficio Scolastico Regionale e una ventina di giorni fa erano stati inviati gli ispettori scolastici nel liceo per avviare un'inchiesta.

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