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Covid 19

Lino, infermiere del Cotugno guarito dal Covid torna in corsia e vuole donare il plasma

Lino Romano, infermiere in forza al Cotugno guarito dal Covid – 19 torna a lavoro, nel reparto in cui è stato curato. Più forte grazie a questa esperienza, vorrebbe anche poter partecipare alla sperimentazione del plasma iperimmune e poter aiutare i colleghi che in questi quasi 40 giorni lo hanno sostituito, continuando a stargli vicino.
A cura di Gaia Martignetti
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Lino Romano, infermiere del Cotugno
Lino Romano, infermiere del Cotugno
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«Sto bene, anche se non mi sento ancora in forma. Ma forse basterà rimettersi la tuta, riprendere i ritmi e passerà». Lino Romano è il primo infermiere contagiato da Covid -19 del Cotugno di Napoli. Dopo 40 giorni tra ricovero e isolamento domestico tornerà al suo posto, in ospedale per salvare vite. Con una certezza in più: ora che non è più positivo al virus, il suo plasma potrà, se possibile, aiutare altre persone. Quando racconta a Fanpage.it che il secondo tampone è negativo e potrà quindi riprendere la sua vita è incredulo. Il Coronavirus non ti segna solo nel corpo ma anche nella mente. «La sensazione è come se avessi lasciato qualcosa in sospeso, un lavoro a metà da completare. Ci sono altre persone che lo stanno facendo al mio posto. Vorrei sollevare i colleghi che hanno coperto i miei turni dalla fatica. Potrei tranquillamente dire sto a casa un altro po', ma non ce la faccio, voglio tornare. Io sono stato coccolato più che curato, l'aiuto dei miei colleghi è stato fondamentale. Voglio ricambiare quanto ricevuto, anche se so che loro l'hanno fatto senza aver bisogno di ricevere nulla in cambio, come per tutti i pazienti».

Lino durante i circa 20 giorni in cui è stato ricoverato nel reparto in cui lavorava, è stato seguito dai suoi colleghi e sostenuto anche psicologicamente dal Dottor Nardini, primario della psichiatria del Cotugno che ha attivato una linea d'ascolto per medici e pazienti. «È un amico, ci siamo sentiti a prescindere. Mi ha dato dei consigli, mi ha aiutato molto. La libertà di poter parlare con una persona competente è importante, perché un amico che ti dice "passerà" è bello, ma anche qualcuno che da una spiegazione scientifica alla tua ansia è fondamentale». Su quello che succederà da questo momento Lino non ha dubbi, tornare in corsia più forte,  "grazie" anche a questa esperienza. «Mi piacerebbe sottopormi alla nuova sperimentazione della terapia del plasma del Cotugno, sarebbe un modo per dare un senso a tutta la sofferenza in generale, ma anche a tutto quello che è passato sotto i miei occhi in questi mesi. È quasi un dovere morale. Se possiamo evitare che un solo paziente vada in terapia intensiva abbiamo salvato il mondo intero. Sarebbe un piacere per me». Però, aggiunge Lino, da 20 anni in forza al Cotugno come infermiere, ora viene il momento più difficile. «Bisogna stare ancora attenti, vedo persone per strada senza mascherine, sembra che il virus non ci sia più. Ma non è così, perché siamo stati a casa. Una seconda ondata mi spaventa, perché ora tutti siamo più stanchi».

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