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Napoli, linea 1 della metro: non si può telefonare né accedere al web. Anche coi nuovi treni

Il Comune di Napoli affidò a NapoliHolding il compito di fare il contratto con i quattro maggiori operatori (Tim, Vodafone, Wind e Tre), che si accollavano i costi di costruzione e manutenzione di antenne e ripetitori per 3 milioni. Ma in 4 anni l’accordo non è arrivato. Nel 2017, l’ex manager di Anm Maglione suggerì: “Bisogna fare la gara”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Nelle metropolitane di Roma, Milano e Torino si può telefonare e navigare tranquillamente su internet col proprio smartphone. La stessa cosa si può fare anche nelle grandi capitali europee come Parigi, Londra e Madrid. A Napoli no. Il metrò della Linea 1, gestito da Anm, l'azienda napoletana della mobilità, non ha copertura e non c'è connessione internet. Sebbene sia la rete su ferro più giovane della città in attività e ancora in fase di espansione, non è stata progettata per ospitare i locali tecnici per garantire le telecomunicazioni mobili. I ripetitori e la fibra ottica non sono mai stati montati. Passati i tornelli e scesi nelle stazioni, i passeggeri sono completamente isolati. C'è un solo punto dove il cellulare riesce a prendere qualche tacca ed è al di sotto della stazione Vanvitelli. Ma è un caso fortuito, perché in corrispondenza della banchina c'è il pozzo di areazione che porta alle grate in superficie, da cui filtra un timido segnale. L'anno prossimo cominceranno ad arrivare i nuovi treni in costruzione in Spagna, supertecnologici e dotati tutti di wi-fi. Ma senza rete, finora, a cui connettersi.

Nel 2015 l'annuncio flop del Comune: arriva il wifi nel metrò a costo zero

Eppure, il Comune di Napoli nel 2015 aveva annunciato l'arrivo della copertura nelle stazioni. La giunta de Magistris a febbraio aveva approvato il “progetto per la realizzazione di impianti di telecomunicazione mobile all’interno della Linea Metropolitana 1”, che nasceva “dalla volontà del Comune, proprietario della Metropolitana, di soddisfare le esigenze dei cittadini, garantendo la copertura della rete cellulare ed un sistema di comunicazione più sicuro all’interno delle gallerie”. “La mancanza di copertura rete cellulare – scriveva, infatti, all'epoca il Municipio – si riverbera negativamente anche in termini di sicurezza, rendendo potenzialmente difficoltose le comunicazioni in caso di grave emergenza”. Una cosa utile a tutti, insomma, ma che non si è più realizzata. Che cosa è accaduto?

L'accordo fallito tra il Comune e i colossi delle telecomunicazioni

Per portare la rete nelle gallerie e nelle stazioni, bisognava fare i lavori per installare gli impianti di telecomunicazione. Il Comune, allora, come ricostruisce la delibera, “avviò degli incontri con tutti gli operatori di telefonia mobile sul mercato”. L'obiettivo era di creare le infrastrutture per ospitarli tutti nella metropolitana. Il 27 ottobre 2014 i quattro colossi nazionali della telefonia, all'epoca Tim, Vodafone Italia, Wind e H3G, si incontrarono a Palazzo San Giacomo e siglarono un verbale dove presentarono un'offerta al Comune. Gli operatori avrebbero realizzato a loro spese tutti i lavori necessari a portare la rete nel metrò napoletano, per un investimento complessivo di 3 milioni di euro e costi annuali di manutenzione della fibra ottica per circa 90mila euro, con una concessione di 9 anni, rinnovabili di altri 9. Il Municipio, proprietario della metropolitana, avrebbe concesso i locali in cambio di un canone stimato in 100mila euro all'anno (da ripartire tra i 4 operatori) più un contributo una tantum di altri 100mila euro. I soldi sarebbero andati direttamente nelle casse municipali. Un'altra quota del canone, invece, da quantificare, sarebbe andata all'Anm per l'utilizzo dei servizi da parte degli operatori. Per andare in porto, quindi, servivano due requisiti: che il Comune desse la disponibilità dei locali e che arrivassero tutti i permessi, i titoli e le autorizzazioni per realizzare gli impianti. Sarebbe dovuto seguire, quindi, un apposito accordo tecnico-ecomico con le quattro società.

Il Comune affida a NapoliHolding il contratto, l'ex Ad Anm Maglione suggerì: “serve la gara”

Palazzo San Giacomo affidò, con la stessa delibera, alla società partecipata NapoliHolding, che controlla le azioni di Anm, il compito di predisporre lo schema di contratto con i quattro operatori e di definire il canone, sulla base di uno studio comparativo dei contratti analoghi di Roma, Milano e Torino. Ed è qui che si blocca tutta l'operazione. A fine 2017, infatti, lo studio di benchmarking non è ancora stato ultimato. A dicembre di quell'anno, inoltre, l'Anm, con i conti in rosso, presenta la domanda di concordato fallimentare al Tribunale di Napoli. L'amministratore unico della società, all'epoca l'avvocato Ciro Maglione, suggerisce che l'affidamento delle telecomunicazioni mobili del metrò debba essere fatto tramite gara, che avrebbe dovuto bandire il Comune – non Anm quindi – in quanto proprietario della metropolitana. Un'ipotesi che anche il Municipio valuta, in alternativa alla procedura già in corso con i 4 operatori, in caso di esito negativo dello studio.

Dopo 4 anni, metrò ancora senza wi-fi

A distanza di 4 anni dall'annuncio del Comune, insomma, nel metrò di Napoli ancora non si può telefonare e i lavori non sono stati fatti. Se dovesse essere recuperato il vecchio accordo con gli operatori, servirebbero probabilmente delle modifiche. Nel frattempo, non solo le tecnologie, ma anche le cose sono cambiate. La stazione di Municipio ha aperto i battenti e a breve toccherà a Duomo. Il vecchio progetto presentato dai 4 operatori prevedeva di coprire i 15 km della rete metropolitana e 14 stazioni, tra Garibaldi e Colli Aminei, tenendo fuori le stazioni di Piscinola-Scampia, Chiaiano-Marianella e Frullone-San Rocco. Per Municipio e Duomo, non ancora operative, si prevedeva la copertura nelle gallerie, ma non nelle stazioni. I lavori si sarebbero fatti in due fasi: tratta Garibaldi-Materdei, prima, Salvator Rosa-Colli Aminei, dopo. Venivano individuate, poi, due stazioni primarie, Vanvitelli e Università, dove sarebbero stati installati i macchinari con le Master Unit. Mentre nelle altre stazioni ci sarebbero state le unità remote. Tra gli altri lavori si prevedeva l'installazione di antenne e cavi radianti per la diffusione dei segnali nelle stazioni e nelle gallerie, i cavi coassiali e splitter per il collegamento tra unità remote e antenne. Nulla di tutto questo è stato fatto. Per portare la rete nel metrò, quindi, in tempo per l'arrivo del primo nuovo treno col wi-fi, il Comune potrebbe fare una gara entro settembre 2020.

La polemica: "Assurdo comprare i treni col wi-fi, senza rete nel metrò"

“Da anni – commenta Nino Simeone, presidente della commissione Trasporti – chiedo le motivazioni per le quali la Linea 1 della metropolitana di Napoli non sia ancora dotata di una rete fonia e dati, così come le altre metropolitane delle grandi città europee. Sembra paradossale che da una parte si acquistino nuovi treni, con avanzati sistemi tecnologici e rete wifi, e dall'altra nelle nostre gallerie non ci sia alcuna infrastruttura telefonica che possa permettere ai viaggiatori di usufruire di tale servizio di comunicazione. Ancor più paradossale è il fatto che nel lontano 2015, con la delibera 81 del 2015, questa Giunta Comunale abbia approvato un progetto per la realizzazione di impianti di telecomunicazione mobile all'interno delle stazioni e delle gallerie della Linea 1. Si richiede pertanto – conclude – di attivare tutte le idonee procedure affinché venga reso operativo il progetto già approvato, ricordando che queste infrastrutture non costerebbero un solo centesimo alla collettività e garantirebbero altresì un servizio essenziale, anche in termini di sicurezza, ai nostri concittadini e ai tanti turisti che utilizzano la nostra metropolitana, nonché una sicura funzionalità del servizio rispetto ai nuovi treni che arriveranno prossimamente”.

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