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Covid 19

Morto di Coronavirus a Napoli, parla la moglie: “È un mostro che ti mangia il respiro”

“Arturo si è aggravato dieci giorni dopo i sintomi”. Lo racconta a Fanpage.it la moglie Nunzia Longobardi. “Mio marito non aveva patologie pregresse gravi. Era sempre attentissimo all’igiene. Dai primi di febbraio non era mai quasi uscito di casa. Solo un paio di volte per andare al supermercato. Ora siamo distrutti”. Anche i familiari ora sono in isolamento.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Per Arturo è successo tutto così in fretta. Si è aggravato dieci giorni dopo i primi sintomi. Tre giorni dopo è finito. Non aveva gravi patologie pregresse. Su questo virus, secondo me, nessuno è informato bene. La cosa terribile sono la tosse e la fame d'aria. Sapete qual è la paura? Che poi vedi che in poche ore avviene tutto. È come un mostro che ti sta mangiando improvvisamente. Questa è la sensazione: che non puoi più respirare. Arturo diceva a Claudia, nostra figlia: è come se non riuscissi a sbadigliare, invece erano i polmoni che erano fortemente stressati”. La voce di Nunzia Longobardi, moglie di Arturo Ferrara, di Napoli, ex dipendente dell'Asl di Soccavo – era in pensione dallo scorso settembre – residente di via Petrarca a Posillipo, e vittima a 67 anni di Coronavirus, è rotta di commozione. Il dolore per la perdita del marito scomparso l'11 marzo scorso è ancora troppo forte e si aggiunge a quello di non poter celebrare la cerimonia funebre pubblicamente, perché vietato dai decreti del Governo per il Coronavirus. Adesso, anche lei, con le due figlie, è in isolamento a casa.

“Ci sentiamo come appestati – racconta Nunzia – Nella mia vita mai avrei pensato una cosa del genere, mi sembra un film di fantascienza. La morte capita, io sono una persona razionale. Ma Arturo è stato privato di tutto, anche del funerale, come fosse stata l’ultima persona al mondo. Le ultime parole che ha detto a mia figlia sono state: Claudia, voglio morire a casa”.

La positività al Coronavirus è stata una sorpresa?

“Sì, all'inizio pensavamo fosse una semplice influenza. Mai avrei pensato che Arturo avrebbe potuto prendere il Coronavirus perché era sempre molto attento all'igiene. Da quando è scoppiata questa epidemia guardava continuamente su YouTube i video sul coronavirus. Ai primi di febbraio andammo in un negozio vicino casa e comprammo di tutto: candeggina, spray, gel disinfettanti. Il proprietario ci disse: signor Arturo, se arriva il Coronavirus, potete aprire un negozio. Lui sorrise e rispose: prevenire è meglio che curare".

Avete un'idea di come possa averlo contratto?

"Dai primi di febbraio, Arturo è uscito solo in 2-3 occasioni. L’ultima uscita è stata dal dentista, il 26 febbraio, il giorno prima che comparissero i sintomi, ma era una visita su appuntamento ed eravamo soli. Una volta è andato al supermercato di via Petrarca ed è tornato nervoso. Gli ho chiesto il perché e lui mi ha risposto che le persone erano incivili. Mi ha raccontato che era bloccato in una fila e un signore dietro di lui tossiva e lui si è girato e gli ha detto: ma con questa situazione non mette nemmeno la mano davanti alla bocca? Io gli ho risposto che era paranoico. La volta successiva, al supermercato lui ha fornito a tutta la famiglia i guanti monouso per non toccare il carrello, perché dicono che è il primo veicolo di contagio".

Quali sono i sintomi che ha avvertito Arturo?

“All'inizio sembrava una banale influenza. Il 26 febbraio aveva tolto il molare del giudizio e aveva preso anche l’antibiotico e il 27 febbraio è iniziata la febbre, ma non forte: 37,8 massimo 38. Inizialmente l'abbiamo trattata con la tachipirina. Poi la febbre è diventata altalenante ed è iniziato qualche piccolo colpo di tosse. Ha preso antibiotico e cortisone. Ma sabato 7 marzo la febbre è salita a 39. A quel punto ci siamo preoccupati, abbiamo chiamato prima i numeri verdi, poi sentito uno pneumologo, che ha ipotizzato una polmonite virale e ci ha suggerito di fare i tamponi. Ne hanno fatti 3. Intanto, aveva iniziato una terapia con antibiotico in vena e ci siamo procurati l'ossigeno. Ma non è servito. Aveva una tosse forte e mancanza d'aria. Lunedì si è aggravato ed è stato portato al Cotugno”.

Arturo aveva patologie pregresse?

“Aveva un inizio di Parkinson, ma era di media entità, infatti non tremava e poi era farmaco controllato, aveva iniziato la terapia”.

Adesso voi siete in isolamento?

"Sì, una delle mie figlie è risultata positiva al tampone. A me e all'altra figlia non hanno fatto niente. Ci hanno detto di restare a casa fino al 25 marzo, poi non so che succederà, probabilmente faranno altri test. Ogni giorno ci telefona un medico, due volte al giorno. Ci chiede se abbiamo misurato la febbre o se abbiamo mancanza d’aria. Per fortuna mia sorella abita vicino e ci dà una mano".

Voi avete sintomi?

"No. Mia figlia ha avuto febbre, ma oggi no. Stiamo controllando la saturazione dell'ossigeno nel sangue ed è buona".

Ci sono dei consigli che vi hanno dato? Tipo di stare a letto?

"Ci hanno detto solo di controllare la febbre e di prendere la tachipirina se sale oltre i 38°C. E di chiamare subito se insorgono difficoltà respiratorie. Vorrei che questi giorni passassero in fretta. Mi preoccupo per le mie figlie che sono giovani".

In questi giorni si sono viste persone in strada nonostante gli inviti a restare a casa. Qualcuno sottovaluta ancora il problema?

“Sì molto. Pochi sono bene informati. Ma la paura più grande è che si peggiora in pochissime ore. Il problema è che ci sono troppi casi. È terribile.”.

Avete lanciato un appello per una cerimonia virtuale, perché i funerali sono sospesi in Italia.

“Era una cosa che ci stava facendo impazzire. Poi sulla mia pagina Facebook sono comparsi centinaia di messaggi di amici e conoscenti che hanno voluto ricordare la bontà, la gentilezza di Arturo. Volevamo chiedere di fare una preghiera assieme. Poi abbiamo pensato di fare questo applauso tutti insieme. Tra qualche mese, quando quest'incubo sarà finito, faremo la cerimonia religiosa e parteciperanno tutti”.

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