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Napoletani scomparsi in Messico

Napoletani scomparsi in Messico, la famiglia aumenta la ricompensa: 130mila euro

La famiglia di Raffaele e Antonio Russo e di Vincenzo Cimmino, i tre napoletani scomparsi in Messico ormai dal 31 gennaio del 2018, hanno aumentato la ricompensa nei confronti di chiunque offrirà informazioni utili al ritrovamento dei propri cari: da 2 milioni a 3 milioni di pesos, ovvero da 85mila euro a 130mila euro.
A cura di Valerio Papadia
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Sono passati ormai 4 mesi da quando Raffaele e Antonio Russo, padre e figlio, e Vincenzo Cimmino, nipote e cugino dei due, sono scomparsi da Tecalitlan, nello stato di Jalisco, in Messico: era il 31 gennaio del 2018. Dopo l'arresto di alcuni poliziotti, che avrebbero venduto i tra partenopei a un cartello della droga, le indagini delle autorità locali sembrano essere arrivate a un punto morto, o forse si sono del tutto arenate. Per questo, già da tempo, la famiglia si è mossa autonomamente, arrivando ad offrire una ricompensa a chiunque avesse offerto informazioni utili al ritrovamento dei propri cari. Ricompensa che, se inizialmente era di 2 milioni di pesos (la valuta messicana), ovvero circa 85mila euro, adesso è salita a 3 milioni, pari circa a 130 milioni di euro.

"Stiamo aumentando la ricompensa per vedere se qualcuno ci aiuta con le informazioni, perché le autorità ci hanno abbandonato e le indagini si sono fermate. Ogni volta che faccio una telefonata all'ufficio del pubblico ministero non mi passano il servizio scomparsi" avrebbe riferito Francesco Russo, figlio di Raffaele e fratello di Antonio, ad un giornale messicano.

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