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L'omicidio di Ugo Russo a Napoli

Napoli, 15enne ucciso. L’avvocato del carabiniere: ‘Siamo sicuri che verrà fuori la verità’

È molto provato per la morte di un giovanissimo, ma al tempo stesso sereno perché sicuro di essersi comportato in modo professionalmente impeccabile, il carabiniere che ha reagito a una rapina sparando e uccidendo il 15enne Ugo Russo. Lo fa sapere il suo avvocato, Enrico Capone. “Abbiamo già chiarito ogni aspetto – dice il legale – la verità verrà fuori”.
A cura di Nico Falco
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Ugo Russo
Ugo Russo
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Molto provato per quello che è successo, dispiaciuto per la morte di un ragazzo molto giovane, di appena 15 anni, ma al tempo stesso sicuro di essersi mosso secondo le regole. Enrico Capone, avvocato del carabiniere di 23 anni che ha sparato a Ugo Russo durante una rapina, uccidendolo, descrive così lo stato d'animo del suo assistito, attualmente indagato per omicidio volontario. "Prova tanto, tanto dispiacere per quello che è avvenuto – spiega il legale – ma al tempo stesso è sereno perché sa di avere avuto un comportamento professionalmente impeccabile".

Sulla ricostruzione della dinamica, bocche cucite. Nessuna parola per chiarire quei punti oscuri che sono rimasti su quella notte, tra il 29 febbraio e il 1 marzo, quando il militare, pistola puntata alla testa, ha aperto il fuoco dall'interno della sua automobile in via Generale Orsini, nel quartiere Chiaia, nel centro di Napoli. L'arma che aveva il 15enne si sarebbe poi rivelata una replica, ma impossibile da distinguere in quella situazione di tensione e di scarsa illuminazione. Il complice di Ugo, un 17enne il cui fermo per tentata rapina è stato convalidato oggi dal gip, ha detto di avere sentito due colpi di pistola subito dopo che il 15enne si era avvicinato al lato guida, e che ne erano stati esplosi altri due, uno verso l'amico, colpendolo alle spalle, l'altro verso di lui, ma con la pallottola andata a vuoto. Il militare, invece, ha sempre sostenuto di essersi qualificato prima di sparare, e di avere colpito ritenendosi in pericolo di vita.

"Parlare della vicenda – continua Capone – mi sembra irrispettoso per le due famiglie coinvolte e per la magistratura, che deve compiere ogni passo. Abbiamo piena fiducia, abbiamo già chiarito ogni aspetto e siamo fiduciosi del fatto che la verità verrà fuori". Sul reato ipotizzato nell'indagine, aggiunge, "da un punto di vista tecnico, quando si apre un procedimento penale viene fatta una ipotesi di reato. Poi si lavora per vedere se sussiste. C'è una indagine in corso, affrontiamo quello che va affrontato".

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