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Napoli, attivisti pro-Kurdistan occupano gli uffici della Leonardo: “Vende armi alla Turchia”

Attivisti dell Rete Kurdistan di Napoli hanno occupato pacificamente gli uffici della Leonardo spa, accusata di vendere armi alla Turchia. Già nei giorni scorsi, le iniziative in favore del popolo curdo si erano moltiplicate, arrivando anche a bloccare i check-in per la Turchia all’aeroporto di Capodichino.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Blitz degli attivisti della Rete Kurdistan di Napoli all'interno della Leonardo spa a Capodichino: gli attivisti hanno chiesto con una manifestazione pacifica la fine della vendita di armi alla Turchia di Erdogan, che da diversi giorni ha invaso la Siria nelle regioni di confine popolate soprattutto da curdi, popolazione che vive anche nella parte orientale della penisola anatolica e che il regime turco non riconosce come popolo.

La Leonardo spa, azienda di stato a capitale pubblico, sarebbe secondo gli attivisti il "principale partner militare italiano della Turchia, coinvolta nella fornitura di componenti e progetti di cooperazione sugli elicotteri mangusta, nella realizzazione di sistemi radar, del satellite militare Gokturk insieme ad aziende militari turche, degli elicotteri di perlustrazione multiruolo e antisommergibile e tramite il consorzio Mbda nella realizzazione di un sistema missilistico per Erdogan", hanno spiegato in una nota gli attivisti, che hanno anche sottolineato che l'atteggiamento del ministro degli esteri Luigi Di Maio sarebbero "di pura ipocrisia". Di Maio aveva infatti parlato di un'interruzione dei prossimi contratti di vendita armi alla Turchia, ma trattandosi di contratti pluriennali questa interruzione non sarebbe possibile.

Già nei giorni scorsi, a Napoli si erano moltiplicate le iniziative di solidarietà al popolo curdo: in una sola manifestazione, migliaia di persone erano scese in piazza per esprimere il proprio sostegno al popolo curdo della regione siriana del Rojava invaso dalla Turchia, mentre pochi giorni prima i manifestanti avevano fatto irruzione nell'aeroporto di Capodichino sempre per protestare contro l'invasione dell'esercito di Ankara, arrivando anche a bloccare i check-in di imbarco per la Turchia.

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