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Napoli, frode fiscale da oltre 70 milioni: 10 arresti, 27 indagati e 32 società coinvolte

Una maxi-frode da oltre settanta milioni di euro quella scoperta dagli uomini della Guardia di Finanza: dieci misure cautelari (tre in carcere, sette ai domiciliari), ventisette indagati e trentadue società coinvolte a Napoli. La frode fiscale sarebbe stata compiuta attraverso il meccanismo delle “indebite compensazioni”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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[Immagine di repertorio]
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Una maxi-frode fiscale quella scoperta dalla Guardia di Finanza di Napoli, che al termine di indagini coordinate dalla Procura partenopea, ha eseguito questa mattina dieci misure cautelari e provveduto a sequestrare beni per oltre settanta milioni di euro, pari al danno stesso provocato all'Erario. Un'operazione che ha visto coinvolte ben trentadue società e che annovera ventisette indagati. Tra i dieci raggiunti invece dalle misure cautelari, per tre si sono aperte le porte del carcere, mentre i restanti sette sono stati portati ai domiciliari. Sequestrate, oltre alle disponibilità finanziare, anche numerosi beni immobiliari nelle province di Bergamo, Salerno, Cagliari, Reggio Emilia, Napoli, Caserta, Vibo Valentia, oltre a due villa a Capri e Sperlonga, assieme ad autovetture di grossa cilindrata e svariate quote societarie.

L'accusa è quella di frode, che secondo le indagini della Procura che hanno portato all'emissione delle misure cautelari da parte del Tribunale di Napoli, sarebbe stata compiuta attraverso il meccanismo delle "indebite compensazioni", reato che (assieme a quelli di omesso versamento di ritenute certificate ed omesso versamento di imposta sul valore aggiunto) rientra in genere nel mancato versamento di imposte. La Guardia di Finanza di Napoli ha quindi eseguito anche il sequestro preventivo delle disponibilità finanziarie nei confronti di trentadue società e (per equivalente) dei beni patrimoniali riconducibili ai ventisette indagati, per un totale di oltre settanta milioni di euro.

Le indagini partite dopo una verifica fiscale

Le indagini, fa sapere la Guardia di Finanza, sono partite in seguito ad una verifica fiscale eseguita verso la società Alma spa, che opera nella fornitura di lavoro temporaneo. Dagli elementi raccolti, gli inquirenti hanno quindi ipotizzato l'esistenza di un "meccanismo fraudolento" di ampia portata, ed hanno così avviato indagini più approfondite. Da queste, sarebbe emerso un quadro indiziario verso i soggetti e le società oggi coinvolte: nel solo anno 2017, attraverso prestanomi compiacenti, due degli imprenditori coinvolti avrebbero "gestito" oltre trenta compagini societarie, con diciassettemila dipendenti ed un fatturato da 400 milioni di euro. Il fulcro di questo gruppo societario, sarebbe stato individuato, spiega la Guardia di Finanza, nella holding Altea srl.

Come funzionava la frode

Tre le fasi che avrebbero permesso di realizzare la frode fiscale: in un primo momento, alcune società che in gergo vengono definite "cartiere" (in quanto producono solo carte, essendo prive di strutture operative) formalmente estranee al gruppo, ma di fatto riconducibili agli indagati, creavano un credito Iva inesistente, producendo false fatturazioni. Quindi, questo credito veniva ceduto alle compagini del gruppo tramite un contratto di "accollo", nel quale il (fittizio) credito IVA veniva perfino certificato dai professionisti abilitati, anch'essi compiacenti. Infine, le imprese del gruppo azzeravano i loro carichi tributari e contributivi, utilizzando in compensazione il falso credito Iva acquisito attraverso gli atti di accollo.

In manette l'imprenditore che finanziò padiglione del Policlinico

Tra gli arrestati, c'è anche un nome conosciuto ai più: è quello di Luigi Scavone, che gli inquirenti indicano come uno degli amministratori "di fatto" del gruppo Alma (l'altro è Francesco Barbarino, anche lui arrestato quest'oggi e, come Scavone, portato anche lui in carcere così come Francesco Marconi, considerato prestanome degli arrestati e rappresentante legale di diritto della Alma spa e di altre società del gruppo beneficiarie). Scavone, unico dei tre arrestati non napoletano (è infatti nato a Potenza), aveva realizzato un intero padiglione all'interno del Secondo Policlinico di Napoli, destinato allo studio e alla cura delle malattie rare dei bambini. Fu lui a finanziare l'intera opera, e all'evento, tenutosi appena lo scorso dicembre 2018, parteciparono anche personalità come l'attore napoletano Alessandro Preziosi ed il Cardinale Crescenzio Sepe. Al momento dell'arresto, Scavone era in una villa nel Vesuviano, ed aveva con sé sia un biglietto aereo, con destinazione Dubai e la data di domani, mercoledì 27 marzo, sia uno zainetto pieno di soldi in contanti. All'interno dell'abitazione, sequestrati anche dieci orologi modello Rolex e numerosi oggetti di valore.

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