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Covid 19

Napoli, il consigliere Mario Coppeto è guarito: ‘Il Coronavirus è una bestia: 40 giorni di degenza’

Mario Coppeto, dirigente sanitario al Santobono, è stato il primo caso di Coronavirus nel consiglio comunale di Napoli il 14 marzo scorso. Ricoverato il 20 marzo al Cotugno, è stato curato con antivirali per Hiv e malaria. Sabato 4 aprile è stato dimesso: “Adesso mi aspettano altri 15 giorni di convalescenza a casa. Non è una semplice influenza – dice Coppeto a Fanpage.it – È orribile. Restate a casa”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Sono stati 15 giorni in ospedale molto duri. Adesso sto bene, ma mi aspettano altri 15 giorni di convalescenza a casa. È finito un incubo che non auguro a nessuno. Me ne sono reso conto solo quando sono rientrato a casa. Sono tornato dal Cotugno in taxi. Non ho voluto nemmeno che i miei familiari uscissero. Questo Coronavirus è terribile, è molto aggressivo e non va sottovalutato. Non è per niente una semplice influenza come ci hanno raccontato all'inizio. Io lavoro in ospedale e dico a tutti: restate a casa se volete bene ai vostri cari”. Tira un sospiro di sollievo Mario Coppeto, consigliere comunale di Napoli in Comune a Sinistra. Coppeto, di professione dirigente sanitario all'Ospedale Santobono, ha avvertito i primi sintomi del Covid-19 il 14 marzo scorso, poi il ricovero al Cotugno, da cui è stato dimesso sabato 4 aprile. È stato l'unico politico napoletano a raccontare in prima persona, con una sorta di diario social, l'evoluzione della malattia e le terapie per combatterla. “Ringrazio i medici e tutto il personale sanitario del Cotugno non solo per l'assistenza e la cura che mi hanno prestato – afferma Coppeto – ma soprattutto per il lavoro che stanno facendo per la salute di tanti pazienti e della nostra comunità. Adesso mi aspettano altri 15 giorni di convalescenza a casa  perché devo evitare sovrapposizioni batteriche dopo la polmonite. Ma lavorerò in smart working con l'ospedale e il Comune”.

Quando si è accorto di avere il Coronavirus?

“Ho cominciato ad avvertire strani sintomi a metà marzo. Ho avuto disturbi di diverso tipo per circa una settimana, dolori muscolari. Ma mi sono allarmato solo sabato 14 marzo, quando mi è salita la febbre a 38-39 gradi. La domenica mi sono rivolto al Cotugno dove mi hanno detto di fare il tampone, perché lavorando in un ospedale pediatrico, oltre ad essere consigliere comunale, ho una posizione sensibile per il rischio contagio. Domenica 15 marzo mi hanno fatto il tampone e il 17 marzo ho avuto il risultato. Sono rimasto a casa in isolamento, poi quando sono insorti problemi respiratori, ho chiamato il 118 e mi hanno ricoverato il 20 marzo al Cotugno. Quindi sono rimasto circa 15 giorni in ospedale”.

Che sintomi ha avuto?

“Soprattutto febbre e mialgia, i dolori muscolari. Non ho avuto, rispetto ad altri, sintomi forti di tosse e dispnea. In alcuni giorni il livello di saturazione dell'ossigeno è sceso a 92, ma non ho mai avvertito problemi respiratori, anche se mia moglie che è medico e mi ha visitato le spalle ha rilevato che il respiro non arrivava alla base dei polmoni”.

Cosa le hanno fatto in ospedale?

“Mi hanno fatto subito una Tac polmonare. Dalla quale è emersa la diagnosi di polmonite interstiziale bilaterale, tipica del Coronavirus. Forte, ma non tale da richiedere di farmi intubare o di mettermi in terapia intensiva. Quindi mi hanno messo in isolamento con la maschera d'ossigeno”.

Poi che è successo?

“Il giorno dopo il ricovero è iniziata la terapia antivirale, per l'hiv e per la malaria, che ha dato ottimi risultati. Quindi ho fatto i test di controllo. Con tre tamponi tutti negativi. Sabato 4 aprile in mattinata mi hanno fatto un'altra Tac che è risultata negativa e quindi mi hanno dimesso. Adesso sono in convalescenza per altre due settimane”.

È stato difficile l'isolamento in ospedale per due settimane?

“Per 15 giorni non sono mai uscito dalla stanza, non ho nemmeno aperto la porta. In stanza sono entrati solo gli infermieri per portarmi cibo e medicinali. Ma tanta gente in questi giorni mi è stata vicina e li ringrazio, non ho mai chiuso il contatto con l'esterno grazie ai social e ai giornali. Quando sono uscito dal letto dell'ospedale è stata una liberazione. Sono tornato in taxi, perché non volevo che i miei familiari si spostassero. Bisogna restare a casa. Il Coronavirus è una brutta bestia. Non va banalizzato. Di questo virus sappiamo ancora molto poco. Io sono stato fortunato. Tanti altri con me in ospedale erano gravi. Bisogna investire sulla ricerca”.

Cosa farà adesso?

“Lavorerò per aiutare i cittadini di Napoli nella ripresa. Non sarà facile. Bisogna investire credo soprattutto sul bonus-spesa, per sostenere le famiglie a sopravvivere in questo momento di crisi”.

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