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Napoli, madre e figlio malati di colera: “Sono in avanzato stato di guarigione”

Buone notizie dall’ospedale Cotugno di Napoli: i pazienti ricoverati dallo scorso lunedì e per cui è stata diagnosticata un’infezione da colera stanno meglio. La mamma e il figlio di due anni hanno contratto la malattia in Bangladesh durante un viaggio nel loro paese d’origine. I familiari, in attesa delle analisi, sono ancora ricoverati in osservazione.
A cura di Valerio Renzi
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L'ospedale Cotugno di Napoli
L'ospedale Cotugno di Napoli

Buone notizie dal reparto malattie infettive dell'ospedale Cotugno di Napoli, dove sono ricoverati la mamma e il suo bambino di 2 anni che hanno contratto il colera in Bangladesh, loro paese d'origine dove si erano recati in visita per poi rientrare in Italia (sono residenti nel comune di Sant'Irpino) lo scorso lunedì. La donna e suo figlio sono in "avanzato stato di guarigione", le loro condizioni sono notevolmente migliorate e si spera che nei prossimi giorni il quadro clinico possa essere definitivamente sciolto positivamente. Anche gli altri membri della famiglia sono ricoverati in osservazione in attesa dei risultati degli esami fatti per escludere un contagio, ma al momento è escluso che altre persone possano essere state infettate.

A smentire ogni possibilità di un'epidemia ai microfoni di Fanpage.it è stato il medico del Cotugno Antonio Giordano: “Si tratta di una malattia del viaggiatore. Se una persona va in uno Stato dove esiste una condizione di endemia di questi bacilli, rischia – se non rispetta delle banali norme igieniche – di contrarre la patologia, comunque evitabile sottoponendosi a una semplice profilassi”. L'agente patogeno identificato erano quarant'anni che non veniva isolato in Italia e Giordano chiarisce che non c'è nessun bisogno di correre a vaccinarsi, tranquillizzando i cittadini: "Non penserei a una vaccinazione per il colera in Italia perché non c’è rischio. Piuttosto per noi sono importantissimi altri tipi di vaccinazione come quello per l’influenza, oppure penso a quello per il pneumococco, il meningococco o il morbillo, dato che – conclude – siamo il secondo Paese in Europa, dopo la Romania, per casi di morbillo”.

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