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Opinioni

L’Ospedale del Mare di Napoli è una scatola vuota: 10 reparti nuovi mai entrati in funzione

Su 9 sale operatorie ne funzionano soltanto 3, gli infermieri sono la metà di quelli di cui ci sarebbe bisogno, ben 10 reparti nuovissimi mai entrati in funzione, in queste condizioni l’ospedale del Mare è una scatola vuota. Costato 400 milioni di euro doveva dare la svolta alla sanità campana che invece vede le strutture al collasso a cominciare dal Cardarelli.
A cura di Antonio Musella
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I lavori li avviò Antonio Bassolino da presidente della Regione Campania, commissario straordinario per la sua realizzazione fu anche Ciro Verdoliva, attuale direttore generale dell'ASL Napoli 1, da lì è stato un susseguirsi di inaugurazioni vere o presunte fatte dai suoi successori, prima Stefano Caldoro e poi Vincenzo De Luca. Ci sono voluti quasi 12 anni per realizzare l'Ospedale del mare, il nosocomio che doveva cambiare l'organizzazione delle strutture sanitarie a Napoli. Sorto nel quartiere di Ponticelli alla periferia est della città, doveva costare intorno ai 200 milioni di euro (187 per l'esattezza), ma alla fine ne è costato quasi 400 (poco più di 380 milioni). Oggi oltre a pronto soccorso funziona ben poco. Con una telecamera nascosta, un anno dopo la sua ennesima inaugurazione, Fanpage.it ha voluto iniziare una inchiesta giornalistica recandosi all'interno dell'Ospedale del Mare per verificare l'effettiva funzionalità dei reparti.

I reparti nuovi e mai entrati in funzione all'Ospedale del Mare

Il vuoto e l'assenza si percepisce chiaramente girando all'interno dell'Ospedale del mare, la struttura ideata dagli architetti Carmelo Baglivo e Luca Galofaro per lo studio IaN+, i passi rimbombano nei corridoi. Sono ben dieci i reparti a cui accediamo che sono completamente vuoti. Non ci sono pazienti e non ci sono medici, ma i reparti sono nuovissimi ed attrezzatissimi: letti, macchinari, sale. In alcune c'è ancora l'odore di nuovo. E così è facile passare in rassegna i reparti totalmente deserti, anche perché camminando all'interno dell'ospedale in alcune aree difficilmente si incontra qualcuno. "Gastroenterologia" è il primo reparto chiuso che incontriamo, le stanze sono chiuse a chiave, ma nella sala infermieri un telefono di servizio squilla nel silenzio tombale del reparto. A seguire visitiamo "Neurologia Stroke Unit", con tanto di letti attrezzati già pronti e addirittura la palestra. Poi "Nefrologia", "Oculistica", "Otorinolaringoiatria", "Chirurgia plastica", "OBI" (osservazione breve intensiva neonatale). Il "Nido" è perfettamente attrezzato, c'è anche la sala allattamento e tutti i servizi necessari per la cura dei neonati e delle mamme.

I casi di Neuriabilitazione e Unità spinale

Nella "Neuroriabilitazione" lo scenario deserto viene aggravato dall'assenza di luce, il reparto potrebbe essere aperto domani mattina, come tutti, è perfettamente attrezzato, ma buio e vuoto. Ad "Unità spinale" invece hanno trovato un metodo funzionale per riempire le stanze del reparto chiuso, c'hanno piazzato gli alloggi dell'equipaggio dell'elicottero di emergenza. "I reparti strutturalmente sono pronti – dice Rosario Cerullo responsabile CGIL Sanità di Napoli – ma sono chiusi per mancanza di personale, siamo in attesa dello sblocco della graduatoria del concorso fatto per l'ospedale "Cardarelli", speriamo si blocchi presto". Il commissariamento della sanità campana ha inciso sull'ospedale del mare fino a renderlo la scatola vuota che è oggi, non si potevano superare i limiti di spesa e quindi non si potevano fare assunzioni. "Tutto doveva andare a regime a gennaio del 2019 – spiega il sindacalista – c'è un ritardo quasi di un'anno, d'altronde basti pensare che si sono voluti più di 10 anni sono per costruirlo e renderlo idoneo". I reparti del "Cardarelli", il più grande ospedale del Sud e unico nosocomio pienamente funzionante della città di Napoli, sono strapieni, tra pazienti in barella e le difficoltà oggettive di poter far fronte all'enorme mole utenza. Qui invece è tutto pronto, bello da vedere, attrezzato, ma drammaticamente chiuso.

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Le sale operatorie: su 9 sale solo 3 aperte

Gli infermieri non possono parlare con i giornalisti, frutto del patto siglato con l'azienda. Quelli che incontriamo restano anonimi e ci spiegano la situazione incredibile delle sale operatorie. L'ospedale del mare ha 9 sale operatorie, attrezzate e all'avanguardia, attualmente di queste ne funzionano solo 3 di mattina, a cui si aggiunge una d'urgenza, mentre nel pomeriggio ne funzionano solo 2 a cui si aggiunge una d'urgenza. Nemmeno la metà delle sale operatorie è funzionante. Complessivamente gli infermieri presenti sono 17, divisi su due turni a cui si aggiungono altri 2 infermieri che svolgono i turni di 24 ore. Per poter far funzionare a pieno regime tutte le sale operatorie servirebbero almeno 27 infermieri, contando un minimo di 3 infermieri per ogni sala operatoria. Il personale infermieristico è sottoposto ad un carico di lavoro incredibile:

"L'intera ASL Napoli 1 non svolge il monte ore di straordinario che viene fatto dagli infermieri dell'Ospedale del Mare" sottolinea Cerullo. Il lavoro è massacrante e negli ultimi mesi gli infermieri si stanno rifiutando di fare lo straordinario, nonostante i guadagni maggiori i turni sono diventati spropositati, preferiscono guadagnare di meno. Il sottoutilizzo della sale operatorie sta demotivando i medici dell'Ospedale. "Qui non si opera, che ci stiamo a fare?" borbottano nei corridoi. In molti stanno pensando di lasciare, si confida poco nella possibilità di uno sblocco rapido delle assunzioni da parte della Regione Campania per rendere pienamente operativo l'ospedale da 400 milioni di euro.

Il collegamento col caos barelle all'ospedale Cardarelli

Il solo vero ospedale funzionante a Napoli resta il "Cardarelli" e gli effetti di questa situazione si fanno sentire. Barelle ovunque, nei corridoi, accanto agli ascensori, in chirurgia d'urgenza, all'OBI, al pronto soccorso, pazienti in attesa per ore e ore. Il personale del "Cardarelli" di più non può fanno i salti mortali. I pazienti che arrivano al Cardarelli vengono da ogni parte della Campania, e anche da fuori Regione, dal Molise e dalla Basilicata. Poco più di un mese fa il caso di un paziente con gravi ustioni, rifiutato dalle strutture della provincia di Salerno fu ricoverato al centro grandi ustionati del Cardarelli, anche se non vi era posto e fu sistemato in medicheria in condizioni di precaria sterilizzazione dell'ambiente. L'ospedale più grande del Sud Italia potrebbe essere decongestionato in maniera importante se le strutture dell'ospedale del mare fossero pienamente funzionanti. L'apertura di tutti i reparti, l'uso di tutte le sale operatorie, renderebbe l'ospedale del mare non una scatola vuota ma una struttura sanitaria funzionante (e anche di altissimo livello), ma soprattutto darebbe ossigeno al Cardarelli, ormai ridotto al collasso.

Il sistema sanità a Napoli: Loreto Mare e San Paolo

Insomma il sistema non funziona, l'apertura dell'ospedale del mare, nonostante i 12 anni trascorsi per metterlo in funzione, è stata probabilmente prematura, senza personale e senza tecnici. Intanto gli altri ospedali, dal "Loreto Mare" al "San Paolo" hanno visto i propri reparti chiudersi man mano, così come il personale che piano piano è stato ridotto. Ma mentre avveniva questa dismissione di pari passo sarebbe dovuto entrare a pieno regime l'ospedale del mare. Così non è stato ed il solo Cardarelli non è sufficiente per poter garantire in efficienza e dignità l'assistenza sanitaria ospedaliera ai cittadini napoletani. Una responsabilità che stride a dir poco con il continuo e petulante elogio della sanità campana fatto dal governatore Vincenzo De Luca. Della questione si occupò l'ex ministro della Salute Giulia Grillo, ora la patata bollente passa all'attuale responsabile del dicastero, Roberto Speranza. Avere bravi medici e buone strutture serve a poco se l'organizzazione generale, frutto delle scelte della politica, fa acqua da tutte le parti.

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Giornalista napoletano, a Fanpage.it dal 2012, videoreporter mi occupo di cronaca, politica, inchieste ed approfondimenti. Tra gli autori di alcune tra le più importanti inchieste di Fanpage.it, mi sono occupato tra le altre cose del caso Ilaria Alpi, delle navi dei veleni, delle attività oscure dei servizi segreti italiani, del contrabbando internazionale. Sono stato tra i primi giornalisti italiani ad occuparsi della Terra dei fuochi, pubblicando negli anni per Fanpage.it numerose inchieste e approfondimenti. Mi occupo da sempre dei temi legati all'ambiente su tutto il territorio nazionale. Ho fatto parte del team di giornalisti che hanno documentato i brogli alle primarie del Pd di Napoli nel 2016 e alle successive elezioni comunali del capoluogo partenopeo documentando il voto di scambio. Vincitore nel 2019 del "Premio Landolfo" e del "Premio Donelli". HO pubblicato 5 volumi tra cui: "Chi comanda Napoli" (Castelvecchi 2012), "Il paese dei Veleni" (Round Robin 2014), "Nuovi Schiavi" (Round Robin 2015).
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