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Nicola Cosentino, la Cassazione conferma assoluzione processo ‘carburanti’

La suprema corte di Cassazione ha confermato le assoluzioni nel processo sull’Aversana Petroli, fondata dal padre dell’ex sottosegretario all’economia di forza Italia e uomo forte di Berlusconi in Campania Nicola Cosentino.
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Confermate le assoluzioni. È  la decisione della Cassazione (seconda sezione penale) sul processo “carburanti”, cioè sul ruolo dei fratelli Cosentino (Nicola, Giovanni e Antonio) nella gestione della cassaforte di famiglia, la Aversana Petroli. Un’inchiesta della Dda di Napoli che aveva portato, il 3 aprile del 2014, all’arresto dei tre Cosentino, di imprenditori, funzionari pubblici e dipendenti della Q8, accusati, a vario titolo, di estorsione e illecita concorrenza, reati aggravati dal metodo mafioso.
In primo grado l’ex sottosegretario all’Economia, all’epoca uomo forte di Forza Italia in Campania, era stato condannato a 7 anni e sei mesi di carcere, mentre ai fratelli Giovanni e Antonio erano state inflitte rispettivamente condanne a 9 anni e mezzo e 5 anni e 4 mesi. Sentenza ribaltata in appello, a settembre dello scorso anno, con una sentenza di assoluzione per tutti gli imputati (oltre ai fratelli Copsentino, il funzionario della Regione Campania Luigi Letizia (condannato in primo grado a cinque anni e quattro mesi; i dipendenti della Q8 Bruno Sorrentino e Giovanni Adamiano, in primo grado condannati a tre anni e sei mesi; l’imprenditore M. P. S., sette anni in primo grado. Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere aveva già dichiarato prescritto il reato per l’ex prefetto di Caserta ed ex deputato Pdl, Maria Elena Stasi, assolvendo inoltre gli ex dipendenti dell’Ufficio tecnico del Comune di Casal di Principe Vincenzo Schiavone, Giacomo Letizia e Vincenzo Falconetti.

Il processo, come detto, riguardava l’Aversana Petroli, fondata dal padre dei Cosentino, che secondo la Dda di Napoli sarebbe stata avvantaggiata illecitamente ai danni della società di un altro imprenditore, Luigi Gallo, grande accusatore dell’ex sottosegretario e dei suoi fratelli così come l’ex sindaco di Villa di Briano Raffaele Zippo. Per Gallo e Della Corte era stata disposta la trasmissione degli atti alla Procura perché si procedesse per falsa testimonianza.

Secondo l’ipotesi di accusa, a cui avevano aderito i giudici di primo grado, i Cosentino avrebbero fatto pressioni perché il Comune di Villa di Briano negasse l’autorizzazione alla richiesta di apertura di una pompa di benzina fatta da Gallo. Nel processo anche i legami con la prefettura di Caserta, che nel 2006, quando era retta dalla Stasi, revocò l’interdittiva antimafia a carico dell’Aversana Petroli, azienda leader nella distribuzione di gasolio nelle amministrazioni pubbliche dell’intera provincia di Caserta.
La Corte di Appello, nelle motivazioni della sentenza di assoluzione, aveva pesantemente censurato la decisione dei colleghi di Santa Maria Capua Vetere, ribaltandone la primitiva decisione. Oggi, a piazza Cavour, il procuratore generale aveva chiesto invece di annullare la sentenza di secondo grado, ritenendo nella sostanza corretta la valutazione conclusiva fatta dai giudici di prima istanza.

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